“Il chiacchiericcio distrugge, dalla lingua iniziano le guerre”

Può forse un cieco guidare un altro cieco?”. E' l'interrogativo che Gesù pone quando, rivolgendosi ai discepoli, intende rivelare loro “la strada da percorrere per vivere con saggezza”. E, nell'Angelus odierno, il Santo Padre spiega che, con questa domanda, Gesù “vuole sottolineare che una guida non può essere cieca, ma deve vedere bene, cioè deve possedere la saggezza, altrimenti rischia di causare dei danni alle persone che a lei si affidano”. Un richiamo, quello di Gesù, “a quanti hanno responsabilità educative o di comando: i pastori d’anime, le autorità pubbliche, i legislatori, i maestri, i genitori, esortandoli ad essere consapevoli del loro ruolo delicato e a discernere sempre la strada giusta sulla quale condurre le persone”.

I difetti

“Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro”, spiega ancora Gesù prendendo “in prestito una espressione sapienziale per indicare se stesso come modello di maestro e guida da seguire”. Un insegnamento “racchiuso soprattutto nel Discorso della montagna, che da tre domeniche la liturgia ci propone nel Vangelo, indicando l’atteggiamento della mitezza e della misericordia per essere persone sincere, umili e giuste”. A volte, ammonisce Papa Francesco, “è più facile o comodo scorgere e condannare i difetti e i peccati altrui, senza riuscire a vedere i propri con altrettanta lucidità”. Difetti che “sempre nascondiamo, anche a noi stessi… La tentazione è quella di essere indulgenti con se stessi – manica larga con se stessi – e duri con gli altri. E' sempre utile aiutare il prossimo con saggi consigli, ma mentre osserviamo e correggiamo i difetti del nostro prossimo, dobbiamo essere consapevoli anche noi di avere dei difetti”. E spiega: “Se io credo di non averne, non posso condannare o correggere gli altri. Tutti abbiamo difetti: tutti. Dobbiamo esserne consapevoli e, prima di condannare gli altri, dobbiamo guardare noi stessi dentro. Possiamo così agire in modo credibile, con umiltà, testimoniando la carità”.

Il chiacchiericcio

Ma da Papa Francesco arriva anche un altro monito: “Come possiamo capire se il nostro occhio è libero o se è impedito da una trave? È ancora Gesù che ce lo dice: 'Non vi è albero buono che produca frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto'. Il frutto sono le azioni, ma anche le parole”. Infatti, spiega, “chi è buono trae fuori dal suo cuore e dalla sua bocca il bene e chi è cattivo trae fuori il male, praticando l’esercizio più deleterio fra noi, che è la mormorazione, il chiacchiericcio, parlare male degli altri. Questo distrugge… Dalla lingua incominciano le guerre. Pensiamo un po’, noi, a questo insegnamento di Gesù e facciamoci la domanda: io parlo male degli altri? Io cerco sempre di sporcare gli altri? Per me è più facile vedere i difetti altrui che i miei? E cerchiamo di correggerci almeno un po’: ci farà bene a tutti”.