Gli esorcisti che divennero santi

Il grande avversario comincia ad essere sconfitto non nel momento in cui lo si relega tra le favole ma nel momento in cui lo si prende sul serio, in modo da prendere sul serio la vittoria ottenuta su di lui dalla morte e dalla Risurrezione del Figlio di Dio“. Queste parole del compianto cardinale Giacomo Biffi mettono in guardia la società dal pericolo di “macchiettizzare” il diavolo ed esortano la Chiesa a non tacere sulla sua esistenza. Nella solennità di Ognissanti, i fedeli guardano all'esempio che arriva loro da questa “grande nuvola di testimoni” quasi tutti protagonisti nel corso della loro vita di una lotta strenua contro il demonio e le sue tentazioni. Una battaglia combattuta in maniera particolare da chi nella propria esistenza terrena fu chiamato a svolgere il ministero di esorcista. Non mancano, infatti, nella storia della Chiesa, figure assurte all'onore degli altari proprio per lo straordinario contributo nello strappare anime alle grinfie di Satana e dei suoi accoliti. 

Sant'Antonio il Grande

Nato a Coma d'Egitto nel 251, Sant'Antonio il Grande viene considerato il pioniere del monachesimo cristiano e di lui sappiamo soprattutto grazie all'opera agiografica scritta su di lui da Sant'Atanasio. Del vescovo di Alessandria che sarebbe poi diventato “grande colonna della Chiesa“, l'abate Antonio fu amico sincero specialmente nei momenti di maggiore difficoltà. Non a caso, fu proprio Atanasio ad ereditare l'unico bene lasciato dall'eremita egiziano al momento della morte; una pelle di pecora. Proprio dal “Vita Antonii” sappiamo che l'abate di Coma riceveva persone possedute ogni giorno nella sua abitazione: “Quante lotte sostenne – si legge nel testo – mentre viveva su quella montagna (…) contro i demoni suoi avversari, l'abbiamo saputo da quanti si recavano a trovarlo” che “udivano molti rumori e molte voci e dei colpi di armi e di notte vedevanola montagna riempirsi di scintille e contemplavano Antonio che pareva lottare contro esseri visibili e pregava contro di loro”. Di fronte a questi spiriti maligni, il santo egiziano non indietreggiava e li sfidava con queste parole: “Eccomi qui, sono Antonio; non fuggo ai vostri colpi. Anche se me ne darete di più, niente mi separerà dall’amore di Cristo”. 

San Pietro esorcista

Un'altra figura degna di essere menzionata è quella di San Pietro esorcista che viene comunemente associata a quella di San Marcellino e alla cui memoria è stata dedicata una basilica a Roma. Il martire visse tra la fine del III e l'inizio del IV secolo. Le cronache dell'epoca raccontano di come, nel corso della prigionia subita durante le persecuzioni di Diocleziano, Pietro operò un esorcismo sulla figlia di un suo carceriere riuscendo a liberarla – in nome di Dio onnipotente – da un demone che l'affliggeva da tempo e che la costringeva a tormenti spaventevoli. Questo episodio convinse il secondino e la sua famiglia a convertirsi al cristianesimo.

San Ciriaco di Roma

Un altro martire impegnato in prima linea nella lotta contro il demonio fu San Ciriaco che, proprio per questo motivo, degli esorcisti è anche il patrono. Vissuto nel IV secolo, di nobile famiglia romana, la conversione al cristianesimo lo spinse a cedere tutti i suoi beni ai poveri. Divenuto diacono di Papa Marcello I, anche Ciriaco subì l'esperienza della prigionia durante le persecuzioni di Diocleziano. Fu proprio l'imperatore, però, a chiedergli di praticare un esorcismo sulla figlia Artemia per liberarla dal demone che la tormentava da tempo. Commosso dalla richiesta, il diacono acconsentì. Il lieto esito del rituale convinse la ragazza a convertirsi al cristianesimo. La fama di grande esorcista che lo accompagnava varcò anche i confini dell'Impero Romano: Ciriaco, infatti, fu inviato anche in Persia dove intervenne anche in un caso di possessione riguardante la figlia di un re. Tornato a Roma, finì anch'egli vittima delle persecuzioni di Massimiano che lo fece torturare e decapitare. Proprio per il suo speciale ministero svolto al servizio della Chiesa, San Ciriaco di Roma viene rappresentato da sempre con un demone schiacciato sotto al piede ed è ancora oggi uno dei nomi più invocati durante i riti di liberazione.

San Francesco Borgia

Il cognome Borgia evoca nei più l'immagine dell'apice del degrado morale nella storia del papato. Ma non tutti gli esponenti della celebre famiglia spagnola gettarono disonore sulla storia della Chiesa. Francesco Borgia, al contrario, dimostrò di essere un esemplare servitore di Dio. Duca di Gandìa, divenuto vedovo decise di entrare nella Compagnia di Gesù. Determinato a servire Dio senza accumulare titoli, Francesco Borgia rifiutò anche la porpora cardinalizia per occuparsi delle missioni dei gesuiti in America Latina di cui fu uno dei fondatori. L'esorcismo più famoso nella storia dell'arte ha proprio Francesco Borgia come protagonista: Il grande pittore Francisco Goya, infatti, scelse proprio di ritrarre il connazionale santo nell'atto di praticare il rito in un'opera datata 1788.

La via della santità contro le tentazioni

Le storie di questi personaggi mettono in evidenza, nella ricorrenza del 1 novembre, il filo diretto che è esistito e continua ad esistere tra il ministero dell'esorcismo e la santità. I santi, con il loro esempio, indicano ai credenti la strada da seguire per resistere alle tentazioni e alle vessazioni diaboliche. Pericoli che è sbagliato considerare astratti. D'altronde, sembra cadere a pennello per l'età contemporanea quella citazione del film “I soliti sospetti” secondo cui “la beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste”.