Giornata delle Comunicazioni sociali, Bergoglio: “La vita dell’uomo non è solo una cronaca asettica di avvenimenti”

“Vorrei offrire un contributo alla ricerca di uno stile comunicativo aperto e creativo, che non sia mai disposto a concedere al male un ruolo da protagonista, ma cerchi di mettere in luce le possibili soluzioni, ispirando un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la notizia. Vorrei invitare tutti a offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo narrazioni contrassegnate dalla logica della “buona notizia”. Papa Francesco nel suo messaggio per la giornata delle comunicazioni sociali invita gli operatori dei media a “cambiare lo sguardo”, la prospettiva nel fare informazione.

Un’illusione? Non secondo il prefetto della Segreteria della comunicazione, mons. Dario Edoardo Viganò, che ha presentato il messaggio in un colloquio con la vicedirettrice della sala stampa vaticana, Paloma Garcia, e la corrispondente della Cnn Delia Gallagher. “Il Papa – ha detto – ci richiama non a raccontare il mondo di Heidi, perché il mondo è fatto di fatica, di sofferenza. Penso all’Europa che fa fatica a rilanciare elementi propri della dignità umana, a cominciare dal lavoro. Ma occorre sapersi muovere leggendo in profondità per aprire spazi di speranza autentica, non illusori. Il Papa chiede prossimità, condivisione” anche ai giornalisti.

“La vita dell’uomo – scrive il Pontefice – non è solo una cronaca asettica di avvenimenti, ma è storia, una storia che attende di essere raccontata attraverso la scelta di una chiave interpretativa in grado di selezionare e raccogliere i dati più importanti. La realtà, in sé stessa, non ha un significato univoco. Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta, dagli “occhiali” con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa”. Proprio lo “sguardo” con cui ci si approccia a raccontare i fatti è uno dei punti centrali del messaggio secondo mons. Viganò: “E’ il modo in cui scegliamo di guardare che fa la differenza”. Viganò ha citato un film di Vim Wenders, “Così vicino, così lontano” che si apre con la citazione di un passo del vangelo di Matteo: “Se il tuo occhio è puro, tutto il tuo corpo vivrà nella luce”. “E’ la modalità dello sguardo, non dell’oggetto – ha sottolineato il prefetto – a rendere tutto puro. Per questo è necessario indossare gli occhiali giusti. Interpretare la realtà è questione di sguardo”.

Il S. Padre afferma ancora che “Chi, con fede, si lascia guidare dallo Spirito Santo diventa capace di discernere in ogni avvenimento ciò che accade tra Dio e l’umanità, riconoscendo come Egli stesso, nello scenario drammatico di questo mondo, stia componendo la trama di una storia di salvezza”. Ma il suo messaggio non è diretto solo ai credenti: “I grandi valori umani in fondo non sono distanti da quelli cristiani – ha commentato ancora mons. Viganò – Poi è chiaro che c’è una lettura cristiana, evangelica, che diventa vincolante per un professionista che ha fede. Spiritualità e professionalità vanno insieme – ha aggiunto – In fondo, per i giornalisti non occorre scomodare l’etica: se non fa le giuste verifiche, se non è in grado di dare notizie vere, semplicemente non è un professionista”.

Francesco conclude il suo messaggio affermando che “le persone che si lasciano condurre dalla Buona Notizia in mezzo al dramma della storia” sono “come dei fari nel buio di questo mondo, che illuminano la rotta e aprono sentieri nuovi di fiducia e speranza”. E il rischio, per chi non segue questo percorso, per chi non si fa “prossimo”, è quello dell’ideologia: “E’ il rischio – ha detto mons. Viganò – di chi non sta accanto a ciò che avviene ma presuppone la realtà partendo dall’ideologia”.