Gesù e il capovolgimento dei valori

Gesù porta sempre con sé un capovolgimento dei valori della vita: al suo tempo, in Israele, si credeva ancora che Dio premia il giusto e punisce il peccatore, cioè che al peccato corrisponde l’infelicità e alla giustizia la felicità. Ma questo concetto, del resto entrato in crisi anche nel giudaismo al tempo dei libri sapienziali, è contraddetto dalla realtà di ogni giorno, dove il povero che segue Dio e cerca di mettere in pratica la Sua parola spesso è perseguitato, mentre i prepotenti e i furbi che disprezzano Dio passano da un successo all’altro e godono di tutta la felicità sulla terra.

Nel Vangelo di Lazzaro, Gesù ci dà una luce su questa ingiustizia, che spesso ci scandalizza. Il ricco non ha nemmeno un nome nel Vangelo, perché chi non ama non sarà ricordato da nessuno; è l’uomo che pensa solo a sé stesso, a darsi piacere, a soddisfare il desiderio di passarsela bene, ignora gli altri, non li vede, non si accorge di chi sta intorno e non gli interessa se Lazzaro muore di fame. È un uomo profondamente ingannato, che deride i profeti e chi gli annuncia l’Amore, intento solo ad accumulare per sé. In fondo disprezza gli altri che non vivono come lui: ma quando si accorgerà di aver così buttato la vita che il Signore gli aveva donato per amare, quanto soffrirà!

Commentando questo Vangelo Papa Benedetto XVI affermava che “l’apparente intelligenza dei cinici ricchi di successo, osservata alla luce, è stupidità: questo genere di sapienza significa essere «stolti e non capire», essere «come una bestia» (cfr. Sal 73,22). Essi rimangono nella prospettiva delle bestie e hanno perduto la prospettiva dell’uomo che va oltre l’aspetto materiale: verso Dio e la vita eterna”. Lazzaro invece è l’uomo che per la sua povertà si fa prossimo a Cristo. Avrà la sua ricompensa nel Cielo, ma non solo lì: perché se vive questa povertà illuminata dalla Croce di Cristo, da Lui riceverà la sua consolazione. Lui gli darà quell’amore e quell’attenzione che l’uomo egoista non è capace di dare a nessuno. In questi tempi in cui si parla molto del divario tra ricchi e poveri, tra Paesi in cui si vive nel benessere e quelli oppressi dalla fame e dal bisogno di ogni sostentamento, il Vangelo del ricco e del povero Lazzaro ci offre perciò una chiave di lettura di questa realtà, una lettura illuminata dalla fede: perché senza questa prospettiva celeste della vita potrebbe rimanere solo un’ingiustizia senza nessun senso, che provoca niente di più che un desiderio di riscatto sociale. Ma Gesù è venuto per ristabilire ogni giustizia, quella vera: perché Lui, che per primo si è fatto povero ed affamato, abbandonato da tutti e deriso, ha aperto la strada ad una giustizia nuova, eterna, che il mondo non conosce, dominato com’è dall’egoismo e dall’illusione di bastare a sé stesso.

Sono le beatitudini del discorso della montagna del Vangelo di Matteo: Beati i poveri, perché di essi è il Regno dei Cieli. Perché la vera, unica, ricchezza è stare con Cristo. E tutto il resto, quello che conta davvero, quello che dà senso alla nostra vita, ci sarà dato in abbondanza.