Francesco alle persone con disabilità: “Non siete esiliati nascosti”

Francesco ha inviato un intenso e appassionato messaggio in occasione della Giornata mondiale delle persone con disabilità che ricorre oggi e che quest’anno ha per tema “Il futuro è accessibile”.

L'appello del Pontefice

“Rinnoviamo il nostro sguardo di fede che vede in ogni fratello e sorella la presenza di Cristo stesso, che ritiene fatto a sé ogni gesto d’amore verso uno dei fratelli più piccoli- afferma il Pontefice-. In questa occasione, vorrei ricordare come oggi la promozione dei diritti alla partecipazione abbia un ruolo centrale per contrastare le discriminazioni e promuovere la cultura dell’incontro e della vita di qualità”. Si sono fatti grandi progressi verso le persone con disabilità in ambito medico e assistenziale, ma ancora oggi, secondo il Papa, “si constata la presenza della cultura dello scarto e molti di loro sentono di esistere senza appartenere e senza partecipare”. Tutto questo chiede “non solo di tutelare i diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie ma ci esorta a rendere più umano il mondo rimuovendo tutto ciò che impedisce loro una cittadinanza piena, gli ostacoli del pregiudizio, e favorendo l’accessibilità dei luoghi e la qualità della vita, che tenga conto di tutte le dimensioni dell’umano”. Occorre, raccomanda Francesco, “prendersi cura e accompagnare le persone con disabilità in ogni condizione di vita, avvalendosi anche delle attuali tecnologie ma senza assolutizzarle; con forza e tenerezza farsi carico delle situazioni di marginalità; fare strada insieme a loro e “ungerle” di dignità per una partecipazione attiva alla comunità civile ed ecclesiale”. È un cammino “esigente e anche faticoso, che contribuirà sempre più a formare coscienze capaci di riconoscere ognuno come persona unica e irripetibile”. Un tema più volte richiamato anche dai suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Gli “esiliati nascosti”

Il Papa richiama l'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni sui tanti “esiliati nascosti che vivono all’interno delle nostre case, delle nostre famiglie, delle nostre società”. Di “esiliati nascosti” il Pontefice aveva già parlato all'Angelus il 29 dicembre 2013 e nel discorso al corpo dipolomatico il 12 gennaio 2015. “Penso a persone di ogni età, soprattutto anziani, che, anche a motivo della disabilità, sono sentite a volte come un peso, come “presenze ingombranti”, e rischiano di essere scartate, di vedersi negate concrete prospettive lavorative per partecipare alla costruzione del proprio avvenire- evidenzia Francesco-.Siamo chiamati a riconoscere in ogni persona con disabilità, anche con disabilità complesse e gravi, un singolare apporto al bene comune attraverso la propria originale biografia. Riconoscere la dignità di ciascuno, ben sapendo che essa non dipende dalla funzionalità dei cinque sensi”. Lo stesso approccio raccomandato dal Papa  nelcolloquio con i partecipanti al Convegno della Cei sulla disabilità dell' 11 giugno 2016. “Questa conversione ce la insegna il Vangelo- sottolinea il Papa-.Occorre sviluppare gli anticorpi contro una cultura che considera alcune vite di serie A e altre di serie B: questo è un peccato sociale. Avere il coraggio di dare voce a quanti sono discriminati per la condizione di disabilità, perché purtroppo in alcune azioni, ancora oggi, si stenta a riconoscerli come persone di pari dignità, come fratelli e sorelle in umanità”.

Non bastano buone leggi

“Fare buone le leggi e abbattere le barriere fisiche è importante, ma non basta, se non cambia anche la mentalità, se non si supera una cultura diffusa che continua a produrre disuguaglianze, impedendo alle persone con disabilità la partecipazione attiva nella vita ordinaria- soetiene Francesco-. In questi anni si sono messi in atto e portati avanti processi inclusivi, ma non è ancora sufficiente, perché i pregiudizi producono, oltre alle barriere fisiche, anche limiti all’accesso all’educazione per tutti, all’occupazione e alla partecipazione. Una persona con disabilità, per costruirsi, ha bisogno non solo di esistere ma anche di appartenere ad una comunità. Incoraggio tutti coloro che lavorano con le persone con disabilità a proseguire in questo importante servizio e impegno, che determina il grado di civiltà di una nazione”. Il Pontefice prega perché “ogni persona possa sentire su di sé lo sguardo paterno di Dio, che afferma la sua piena dignità e il valore incondizionato della sua vita”.