Detenuti cristiani spinti a convertirsi all’islam. La chiesa pakistana: “Rispettare la libertà religiosa”

Poca sicurezza per i detenuti cristiani nelle prigioni del Pakistan, paese “nato” nel 1947 come nazione indipendente per i musulmani che vivevano nelle regioni a est e a ovest del subcontinente indiano, dove la maggioranza della popolazione è di fede indù. Numerosi leader religiosi e attivisti cristiani locali hanno chiesto provvedimenti contro un procuratore musulmano che ha confessato di aver spinto diversi prigionieri cristiani ad abbandonare la loro fede per convertirsi all’islam.

Nello specifico, il pubblico ministero Syed Anees Shah avrebbe condotto 42 prigionieri cristiani davanti alla corte anti-terrorismo in Lahore (nel Punjab) dicendo loro che poteva “garantire il loro rilascio” se si fossero convertiti all’islam. Shah, contattato da un quotidiano inglese, ha prima respinto ogni accusa per poi confessare di aver offerto loro una scelta.

La notizia – riportata sul sito di Asia News – è stata pubblicata dai media pakistani. I 42 cristiani in questione, tutti provenienti dal quartiere Youhanabad di Lahore, erano stati arrestati nel marzo del 2015 per aver linciato due musulmani talebani sospettati dell’attacco terrorista a due chiese locali.

“Non va bene cercare di deviare le persone dal loro cammino – ha commentato al Pime il pastore Arshad Ashknaz della Chiesa di Cristo, una delle due chiese attaccate nel 2015 -. Questo darà una brutta immagine alla Corte e a tutta la comunità giuridica. Il pubblico ministero può essere denunciato per quest’atto discriminatorio. Abbiamo intenzione di incontrarlo presto. Il governo dovrebbe respingere questa percezione”. “La paura della morte – conclude – può spingere chiunque a cambiare religione”.