Decreto Salvini: le perplessità dei vescovi

Il decreto Salvini su sicurezza e immigrazione è ancora una bozza, perché dopo aver avuto il via libera del Consiglio dei Ministri attende di essere emanato dal Presidente della Repubblica, ma già suscita polemiche. Non mancano le note critiche da parte dei vescovi italiani, che già in passato si sono ritrovati a fare un muro contro muro con il vicepremier Matteo Salvini sul tema dell'immigrazione.

Le perplessità di Bassetti

Al termine del Consiglio episcopale permanente, il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha commentato ai cronisti: “Nessuno può pretendere che la Chiesa dica quel che dice il sociologo o il politico: come pastori ci interessa la solidarietà tra le persone e l’integrazione”, ha detto l’arcivescovo di Perugia. Quanto allo specifico del decreto Salvini, “uscito in concomitanza” con l’apertura dei lavori del parlamentino Cei, “non l’ho ancora approfondito, e del resto deve essere ancora approvato dal presidente della Repubblica, ma mi preoccupa un po’ l’abrogazione, o la riduzione, del permesso di soggiorno per motivi umanitari, che rischia di esporre tante persone a un futuro incerto, come pure l'espulsione dopo il primo grado di condanna, che mi pare non è proprio secondo Costituzione”. Bassetti ha dunque precisato ancora: “Lo dico a pelle, perché non ho avuto il tempo di leggerlo, per ora in fondo è una bozza e si possono fare osservazioni” e “anche quelle della Chiesa possono essere utili“. Il presidente della Cei pone l'accento, in particolare, sul fatto che “si toglierebbe ai prefetti e ai giudici la discrezionalità nel riconoscere la protezione umanitaria” e che viene ampliato il numero di reati per il diniego della protezione.

La Cei e la nave Diciotti

Il tema immigrazione viene affrontato anche dal comunicato conclusivo dei vescovi, i quali ricordano che “la generosa disponibilità offerta dalle Diocesi anche lo scorso agosto in occasione della vicenda della Nave Diciotti, rafforza la convinzione di come la solidarietà – fatta di accoglienza e integrazione – rimanga la via principale per affrontare la complessità del fenomeno. Rispetto al pericolo che inquietudini e paure alimentino un clima di diffidenza, esasperazione e rifiuto, il Consiglio permanente ha rilanciato l’impegno della Chiesa anche nel contribuire a un’Europa maggiormente consapevole delle sue radici e con questo più giusta e fraterna, capace di custodire la vita, a partire da quella più esposta”.