Cristiani in Nigeria, la strage silenziosa

Il sangue dei cristiani continua a colorare ogni giorno le strade del Nord della Nigeria del Nord, dove imperversano i gruppi islamisti integralisti, che il governo centrale di Abuja non riesce a contrastare malgrado le intense campagne militari. La denuncia toccante arriva tramite un video inviato dal sacerdote nigeriano, don Joseph Bature Fidelis alla Fondazione Pontificia, Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs). Il prete nigeriano si rivolge con “dolore e con ansia” ai media di tutto il mondo per raccontare una persecuzione che definisce “aumentata e peggiorata” dalla strage del 26 dicembre costata la vita a 11 cristiani ed eseguita da un gruppo jihadista legato all'Isis, che poi ha pubblicato il video dell'uccisione su Amaq, l'organo propagandistico dello Stato Islamico. Il filmato dura un minuto e mostra 11 uomini bendati, fucilati e pugnalati da miliziani della autoproclamata “Provincia dell'Africa Occidentale dello Stato Islamico” (Iswap) in una località sconosciuta.

“Non lasciateci soli”

Secondo don Fidelis, in queste ultime tre settimane i cristiani sono “massacrati” lungo le strade che portano a Maiduguri (la capitale dello stato federale nigeriano di Borno). “I nostri villaggi sono dispersi – afferma ancora il sacerdote – e a Maiduguri viviamo da prigionieri, rischiamo l’estinzione!”. Il videomessaggio si conclude con un accorato appello all’Europa e all’Italia affinché esercitino pressioni sul governo della Nigeria perché agisca in maniera più incisiva in favore della difesa dei cristiani. “Aiutateci – aggiunge -, non lasciateci soli, se tutto questo prosegue in silenzio, rischiamo uno sterminio enorme”. La sollecitazione di don Fidelis arriva mentre si teme anche per la sorte dei quattro seminaristi del Seminario Maggiore “Buon Pastore” di Kaduna, nell’omonimo Stato federato della Nigeria, rapiti la sera dell’8 gennaio scorso da sequestratori non ancora identificati. I loro nomi sono Pius Kanwai (19 anni), Peter Umenukor (23 anni), Stephen Amos (23 anni) e Michael Nnadi (18 anni). Per rispondere a questo ennesimo atto di violenza anti-cristiana, Acs ha lanciato una raccolta fondi, dall’alto valore simbolico, per sostenere un seminario nel Nord della Nigeria.

Le violenze

Non c’è tregua quindi in Nigeria per la comunità cristiana malgrado dal 2016 l’esercito governativo abbia ridimensionato la capacità di azione del gruppo estremista Boko Haram che si è diviso in due fazioni. Secondo le agenzie umanitarie, dal 2009 ad oggi gli attacchi delle diverse milizie integraliste hanno provocato almeno 30 mila vittime civili e alcuni milioni di sfollati interni. Il mondo ha puntato i riflettori su questa crisi solo in occasione di alcune azioni eclatanti, come il famigerato rapimento, nell’aprile del 2014, delle 276 studentesse da parte di Boko Haram, tra le quali diverse cristiane. Cinquanta di loro furono liberate ma il resto fu costretto a convertirsi a sposare i guerriglieri. In un rapporto, presentato prima di Natale, dell’Ong inglese Hart (Humanitarian Aid Relief Trust), fondata dalla baronessa Caroline Anne Cox, membro della Camera dei Lord inglese, si stima che da gennaio a dicembre del 2019 siano stati oltre 1000 i cristiani uccisi in Nigeria. Il report evidenzia che, a differenza di altri anni, la maggior parte dei cristiani non è stata uccisa dai terroristi fondamentalisti di Boko Haram, ma dalle milizie Fulani, composte da pastori musulmani che contendono la terra ai contadini che sono soprattutto di fede cristiana. I Fulani hanno distrutto nell’ultimo anno villaggi e chiese. Dunque si è aggiunto un altro elemento di terrore in un territorio già molto instabile e complesso. La Chiesa locale dal canto suo è impegnata a non far sfociare queste violenze in un conflitto interreligioso.

L'appello

Dopo il massacro di Natale degli 11 cristiani l’arcivescovo di Abujam, monsignor Ignatius Ayau Kaigama, ha parlato a Vatican News di “atti sacrileghi che vogliono provocare tensione, conflitti e crisi tra cristiani e musulmani”, soffiando sul fuoco di una guerra di religione. Anche il presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, ha invitato il popolo a non cadere nella trappola della polarizzazione tra musulmani e cristiani, definendo i terroristi “assassini di massa, senza coscienza, senza Dio che macchiano il nome dell'Islam con le loro atrocità”.