Confiscati gli ospedali cattolici

È allarmante la notizia che giunge dall'Eritrea. Come riferisce l'agenzia Fides, il governo del Paese del Corno d'Africa ha ingiunto alla Chiesa cattolica di consegnare allo Stato tutti i centri sanitari da lei gestiti. La scorsa settimana si sarebbero presentati nelle strutture cattoliche dei funzionari governativi per chiedere agli amministratori di firmare un documento che sancisce il passaggio di proprietà delle strutture. Tuttavia – si legge su Fides – gli amministratori si sarebbero rifiutati di firmare e avrebbero chiesto ai funzionari governativi di confrontarsi con le autorità cattoliche. I funzionari avrebbero allora chiuso i centri sanitari, sgomberandoli dal personale, impedendo di fatto di continuare a fornire assistenza medica a molti malati. Secondo quanto riferisce Africa ExPress, sarebbero stati messi alla porta i pazienti. Lo stesso portale spiega che le autorità hanno messo i sigilli ai seguenti presidi sanitari, alcuni dei quali si trovano in aree remote, luoghi dove è davvero difficile, se non impossibile trovare altri centri medici: Dengela (Engela), Mogolo, Tocomba, Ambaito, Knejabir, Adi Jenum e Digsa.

La lettera dei vescovi

Ad aprile scorso, i vescovi cattolici, in una lettera pastorale, avevano chiesto “un processo di riconciliazione nazionale che garantisse giustizia sociale” per tutti. I prelati avevano chiesto, sulla scia dell’accordo di pace firmato con l’Etiopia, che il governo introducesse profonde riforme per aiutare la popolazione che è allo stremo dopo anni di rigida autarchia. Queste parole – scrive Fides – non sarebbero però state ben accolte dai vertici del regime. “Quella lettera – osservano le fonti di Fides – pur non nascondendo i problemi del Paese, apriva alla riconciliazione e al dialogo nazionale per superare insieme le difficoltà del Paese. Nelle parole dei Vescovi non c’era un intento critico, ma costruttivo. La Chiesa cattolica sta lavorando affinché non si producano lacerazioni. Probabilmente il regime ha interpretato la lettera come un attacco e ha reagito di conseguenza“. La Chiesa cattolica, nelle sue diverse articolazioni grazie alle congregazioni religiose, gestisce in Eritrea circa 40 tra ospedali, centri sanitari e dispensari, tutti a servizio della popolazione, senza alcuna distinzione di etnia o religione, che forniscono cure quasi sempre gratuite. In una nuova lettera di protesta, seguita alla confisca delle strutture da parte del governo, i presuli eritrei chiedono alle autorità di fare un passo indietro e di dialogare.