“Combattiamo insieme la corruzione”

Il “bisogno urgente di promuovere una cultura libera dalla corruzione“. E' su questo tema che il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso cardinale Tauran ha sviluppato la lettera di auguri agli “amici buddisti” in occasione della festività del “Vesakh” (che ricorda la nascita e l'illuminazione del Buddah storico) che sarà celebrata nella maggior parte dei Paesi il 29 maggio. Un fenomeno, afferma il porporato, “che comporta l’abuso di posizioni di potere per un guadagno personale, sia nel settore pubblico sia nel privato, è diventato uno scandalo così esteso nel mondo di oggi che le Nazioni Unite hanno indicato il 9 dicembre come la Giornata Internazionale contro la corruzione. A causa della crescente diffusione di questo crimine odioso, governi, organizzazioni non governative, mass-media, e cittadini in tutto il mondo si uniscono per combatterlo. In quanto leader religiosi anche noi dobbiamo contribuire a promuovere una cultura che sia impregnata di legalità e trasparenza”.

Tauran ricorda l'intenzione di preghiera di Papa Francesco del febbraio scorso: “'Diciamo no alla corruzione'. Nel denunciare 'il peccato della corruzione', egli riconosce che essa si riscontra in tutto il mondo tra politici, uomini d’affari e ministri ecclesiastici. Alla fine chi paga il prezzo della corruzione sono i poveri, osserva il Papa”. Dopo aver citato il secondo precetto del buddismo (“Mi impegno ad osservare il precetto di astenermi dal prendere ciò che non è dato”), il cardinale ammette che “benché entrambe le nostre tradizioni religiose denuncino fermamente il male della corruzione, riconosciamo tristemente che alcuni dei nostri seguaci partecipano a pratiche corrotte, e questo conduce a malgoverno, associazione per corruzione e al saccheggio dei beni della nazione. La corruzione mette a rischio la vita, perché implica una bassa crescita economica, investimenti deboli, inflazione, svalutazione monetaria, evasione fiscale, gravi disuguaglianze, scarsa educazione, infrastrutture di livello inferiore e degrado ambientale. Essa minaccia pure la salute e la sicurezza di individui e comunità. La gente è scandalizzata da politici incompetenti e corrotti, da una legislazione inefficiente e dall’incapacità d’indagare sui casi di corruzione più rilevanti”.

Come affrontare questa piaga? “Crediamo – sostiene Tauran – che alla corruzione non si possa rispondere col silenzio, e che le idee che partono da buone intenzioni si dimostreranno inadeguate a meno che non vengano messe in pratica, e riteniamo che attuarle sia necessario per eliminare la corruzione. Noi buddisti e cristiani, radicati nei nostri rispettivi insegnamenti etici, dobbiamo collaborare per prevenire la corruzione sradicandone le cause soggiacenti e togliere la corruzione dalle radici, dove c’è. In questo sforzo, il nostro principale contributo sarà d’incoraggiare i nostri rispettivi seguaci a crescere nell’integrità morale e nel senso di equità e responsabilità”.

Un impegno che si traduce in molti aspetti concreti elencati dal porporato: “La cooperazione con i mezzi di comunicazione e con la società civile” per prevenire e denunciare la corruzione; “creare una consapevolezza pubblica della corruzione; rendere responsabili delle loro azioni gli impiegati pubblici che fanno man bassa dei beni nazionali senza considerare le loro affiliazioni etniche, religiose, politiche o di classe; insegnare e ispirare tutti, ma specialmente i politici e il personale delle pubbliche amministrazioni, ad agire con la massima integrità fiscale; esigere i dovuti processi legali per recuperare i beni rubati a causa della corruzione ed assicurare alla giustizia i responsabili di tali delitti; incoraggiare più donne a partecipare alla politica; negare il conferimento dei pubblici uffici a quelli che sono coinvolti in attività illegali; e introdurre istituzioni trasparenti e inclusive basate sulla legittimità per il buon governo, la responsabilità e l’integrità”. Un terreno sul quale buddisti e cattolici possono davvero trovare una collaborazione che va oltre le proprie credenze religiose.