Chiesa incendiata dagli abortisti. Il parroco: “Ecco perché”

I veri martiri sono in mare”. Questa la firma lasciata su un muro della chiesa di San Rocco, a Rovereto (TN), dagli ignoti che nella notte tra mercoledì e giovedì hanno appiccato il fuoco al portale dell'edificio sacro. Una scritta che spiegherebbe la ragione del raid: il parroco, don Matteo Graziola, ha allestito un presepe a tema, per sensibilizzare sulla tragedia dell'aborto, il quale condanna i bambini non nati ad un vero e proprio martirio. Tra i pastorelli, i magi e la stalla, il sacerdote ha posizionato dei piccoli feti in plastica. Una scelta che non sarebbe andata giù a qualcuno. Gli autori del raid – armati di vernice e pennello oltre che dell'occorrente per appiccare le fiamme – hanno agitato la dicotomia strumentale tra chi sale su un barcone per emigrare e chi viene soppresso nel grembo materno.

Il parroco: “Il clima era già teso”

Intervistato da In Terris, il parroco don Graziola racconta che l'attentato incendiario è avvenuto intorno alle cinque del mattino. “Il portone è stato divorato dalle fiamme – afferma -, fortunatamente non si registrano danni all'interno, ma la chiesa è piena di fuliggine ed odore acre”. “E per ora – prosegue con amarezza – abbiamo provveduto a mettere un portone provvisorio, da cantiere, i lavori per il nuovo portone andranno per le lunghe”. Le indagini dei Carabinieri sono in corso per verificare la dinamica esatta dell'episodio: gli autori potrebbero aver utilizzato una molotov. Certo il clima intorno a San Rocco era pesante da tempo. Don Graziola racconta che lui e alcuni suoi parrocchiani erano già stati contestati fuori da un ospedale, a luglio, durante un rosario dedicato alle vittime degli aborti. “Ci aspettavamo dunque delle contestazioni facendo un simile presepio – dice il parroco – ma non che potessero arrivare a un gesto così criminale”. Il parroco ricorda inoltre che hanno contribuito a rendere teso il clima “alcune prese di posizione sulla stampa da parte di gruppi di femministe che avevano contestato questa rappresentazione della Natività”.

“Bisogna annunciare la verità”

“Non bisogna stupirsi”, afferma don Graziola. “Del resto – prosegue – quando si vanno a condannare ideologie della morte, si provoca la reazione del potere inteso in senso pasoliniano“. Un potere – aggiunge – che ha persuaso l'uomo attraverso le sue illusiorie lusinghe che la vera emancipazione è il nichilismo. Don Graziola cita non a caso Pier Paolo Pasolini, che ai giovani fautori della contestazione, nel '68, dedicava la poesia “O generazione sfortunata”. Secondo il parroco, l'intellettuale fu profetico, perché “ancora oggi, e l'attentato nei confronti della nostra chiesa lo dimostra, ci sono giovani che fanno quello che il potere vuole pensando di disobbedire al potere”. Ma lo stesso sacerdote aggiunge: “Non bisogna nemmeno intimorirsi. La Chiesa ha la responsabilità di intervenire, di annunciare la verità, perché è solo la Verità che rende liberi”. Proprio per questo il prete trentino snocciola dati che dovrebbero inquietare: “Negli anni '60 in Italia c'erano 950mila nascite all'anno di media, nel 2018 i nuovi nati italiani sono stati 370mila più 70mila stranieri. Rispetto a cinquant'anni fa, la denatalità di italiani è diminuita di due terzi. Come possiamo non interrogarci di fronte a una devastazione che nessuna guerra ha mai prodotto?”. Ma lo sguardo di don Graziola si sposta anche fuori dai confini nazionali: “Stando ai dati dell'Abortion World Wide Report, in tutta Europa esclusa la Russia, nel 2015 sono stati praticati ogni giorno 5600 aborti chirurgici legalizzati”. Il prete pensa agli abortisti: “I vostri urli non riusciranno mai a stravolgere questo dato della realtà”.

La solidarietà

Sono giunti tuttavia diversi attestati di vicinanza. Come quello di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, che scrive su Facebook: “Chi difende la vita è sotto attacco e va difeso”. Sugli scudi la piattaforma on-line CitizenGo, che ha lanciato una petizione di solidarietà a don Graziola e alla comunità parrocchiale di San Rocco. “Chiediamo a tutte le Istituzioni di difendere le libertà e i diritti fondamentali dei cittadini italiani che vogliono continuare a difendere il diritto alla Vita di tutti gli Esseri Umani e la Libertà di opinione ed espressione”, si legge nel testo della raccolta firma che ha già quasi raggiunto mille firme. Evidentemente ci sono ancora tante persone che non si schierano con Erode.


Presepe allestito fuori la chiesa di San Rocco