Chiesa argentina e S. Sede aprono gli archivi sui desaparecidos

“Le vittime e i familiari diretti di desaparecidos e detenuti e, nei casi di religiosi o ecclesiastici, anche i loro Superiori maggiori” potranno presto accedere alla consultazione dei documenti conservati negli Archivi della Conferenza Episcopale Argentina, della Segreteria di Stato e della Nunziatura Apostolica a Buenos Aires e riferiti al periodo della dittatura militare, ovvero agli anni compresi tra il 1976 e il 1983. L’annuncio è stato dato oggi con un comunicato congiunto della Segreteria di Stato e della Conferenza episcopale in seguito ad una riunione che si è svolta il 15 ottobre scorso in Vaticano. All’incontro hanno partecipato la Commissione Esecutiva dei vescovi argentini, composta dal presidente mons. José María Arancedo, Arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, dal primo vicepresidente il card. Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di Buenos Aires e Primate d’Argentina, dal secondo vicepresidente mons. Mario Antonio Cargnello, Arcivescovo di Salta, e dal segretario generale, mons. Carlos Humberto Malfa, vescovo di Chascomus, e, per la S. Sede, il segretario di Stato card. Pietro Parolin, il Segretario per i rapporti con gli Stati mons. Richard Paul Gallagher e alcuni Officiali. La riunione è servita a valutare i lavori di catalogazione e di digitalizzazione del materiale d’archivio, eseguiti in conformità con le indicazioni del Pontefice. Un lavoro iniziato da tempo dalla Conferenza dei vescovi argentini e che è finalmente concluso.

Il comunicato sottolinea “che questo lavoro è stato svolto avendo a cuore il servizio alla verità, alla giustizia e alla pace, continuando il dialogo aperto alla cultura dell’incontro”. I vescovi hanno reso noto che sono circa 3000 le lettere conservate negli archivi e digitalizzate. In gran parte sono lettere di familiari dei desaparecidos (che si stimano in 30.000) o risposte alle richieste di notizie su queste persone inoltrate al governo. Come si ricorderà, all’inizio del Pontificato ci furono tentativi di gettare ombre su Bergoglio, che dal 1973 al 1979 fu provinciale dei Gesuiti in Argentina, ombre presto fugate dalla verità storica dei fatti e dall’ampia disponibilità sempre mostrata dal Pontefice per fare piena luce su un periodo così oscuro. Una disponibilità ribadita in più occasioni anche a Estella Carlotto e Hebe de Bonafini, leader rispettivamente delle Nonne e delle Madri di Plaza de Mayo. Entrambe avevano chiesto che la S. Sede e la Chiesa argentina aprissero i loro archivi, cosa che avverrà in tempi strettissimi appena sarà definito un apposito protocollo.