Home Chiesa Cattolica Cei, consegnata al Papa la terna dei vescovi: Bassetti in pole

Cei, consegnata al Papa la terna dei vescovi: Bassetti in pole

L’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha oggi eletto a maggioranza assoluta, a norma dello Statuto, la terna di vescovi diocesani proposta a Papa Francesco per la nomina del Presidente. Primo eletto: il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve (ballottaggio). Secondo eletto: mons.Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara (115 preferenze alla seconda votazione); terzo eletto: il card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento (126 preferenze alla prima votazione). “La terna – informa la Conferenza episcopale italiana – è stata consegnata al Santo Padre, al quale da Statuto Cei spetta la nomina del Presidente della Conferenza”.

Il saluto di Bagnasco

“La gratitudine ai Papi che mi hanno dato fiducia, da Benedetto XVI al Santo Padre Francesco”. Sono i ringraziamenti “a conclusione di questi dieci anni nei quali sono stato chiamato a servire l’Episcopato Italiano in qualità di presidente”, pronunciati dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nella prolusione con cui ha aperto la seconda giornata dell’assise dei vescovi.

La prolusione

“Al Romano Pontefice, con il quale il nostro episcopato gode di un legame unico, rinnovo a nome mio e dell’intero corpo episcopale leale obbedienza e sincero affetto”, ha esordito il cardinale: “La sua parola e la sua testimonianza sono per noi indirizzo e sprone, e per il presidente riferimento sicuro”. “Spesso ho detto che il mio programma sono i confratelli da ascoltare con umiltà e rispetto, attento a promuovere il dialogo, lo scambio, la fiducia e a proporre sintesi alte”, ha ricordato Bagnasco: “Da subito, ho concepito il mio compito come un servizio alla fraternità e alla comunione, rispetto alle quali la Cei è una struttura di servizio”.

“Un ringraziamento cordiale ai Segretari Generali che si sono succeduti”, dal cardinale Giuseppe Betori a monsignor Mariano Crociata e a monsignor Nunzio Galantino: “Senza di loro il servizio sia alla presidenza che all’intero corpo episcopale sarebbe rimasto inefficace”. Quindi, il porporato ha ricordato il cardinale Attilio Nicora, recentemente scomparso, artefice del sistema di sostegno economico alla Chiesa cattolica e di sostentamento del clero. Un applauso si è levato dai vescovi.

Il bilancio

“La domanda incomprimibile è se potevo fare di più e meglio per amare tutti e ciascuno: altri risponderanno meglio di me”. “A noi pastori – ha puntualizzato Bagnasco – spetta il compito di lavorare con retta intenzione e con tutto l’impegno possibile: il risultato è nelle mani di Dio che tutto vede e feconda. La vicinanza alle persone ci ha permesso di conoscerne la vita reale e di dar voce a speranze, preoccupazioni e dolori del popolo. Questa prossimità ci ha consentito, a volte, di anticipare gli eventi, come quando – nel 2007 – abbiamo registrato pubblicamente che erano tornati i pacchi viveri nelle nostre parrocchie, segno di ciò che sarebbe presto accaduto: la grande crisi”.

Lo sfaldamento delle famiglie

“Come non rimanere preoccupati a fronte dello scioglimento delle relazioni in famiglia, nel lavoro, nei corpi intermedi, nella società, e perfino nelle comunità cristiane?”. Nella prolusione riportata dal Sir, il cardinale Bagnasco ha fatto notare che “il ‘noi’ sempre più viene prevaricato da un ‘io’ autoreferenziale, con tutte le conseguenze che abbiamo puntualmente denunciato a livello sociale, economico e legislativo”.

“L’attenzione all’evangelizzazione – ha ricordato – ha attraversato i nostri incontri, portandoci a misurarci sulla sfida educativa con gli Orientamenti pastorali del decennio”. Una “emergenza”, questa, che per Bagnasco “è sempre più urgente e importante, decisiva per il bene dei giovani e della società”, ed “ha costituito il fuoco di verifica e di rilancio con il Convegno Ecclesiale di Firenze, dove il Santo Padre Francesco ha offerto alla nostra Chiesa un’ampia e profonda parola di riflessione e di indirizzo”.

“Il bene e lo sviluppo integrale delle persone ci hanno portato a essere sempre attenti alle dinamiche delle nostre comunità e del vivere sociale”, ha osservato il cardinale, “consapevoli che il mistero di Cristo è sorgente di quel nuovo umanesimo che l’Occidente europeo sta dimenticando; al suo posto emerge un individuo sciolto da legami, apolide, senza casa né patria, illusoriamente libero, in realtà prigioniero delle proprie solitudini”.

“Insieme a tutti gli episcopati d’Europa, riteniamo sempre più grave la metamorfosi antropologica, che il Santo Padre chiama ecologia integrale”, ha affermato Bagnasco citando la Laudato si’: “Quanto più, infatti, l’individuo si isola dagli altri, tanto più diventa preda di manipolazioni politiche, economiche, finanziarie. Una società disaggregata, fatta di punti isolati, è debole, indifesa di fronte alle logiche del mercato selvaggio e del profitto fine a se stesso. Il potere, inteso come prevaricazione, ne vive”.

Populismo: democrazia solo apparente

“In tutto il Continente europeo”, prosegue il porporato, è presente “un marcato populismo, che – mentre afferma di voler semplificare problemi complessi e di promuovere nuove forme di partecipazione – si rivela superficiale nell’analisi come nella proposta, interprete di una democrazia solo apparente. Ci si chiede, pertanto, se serva veramente la gente, oppure se ne voglia servire; se intenda veramente affrontare i problemi o non piuttosto usarli per affermarsi”. Detto questo, per Bagnasco “il populismo non può essere snobbato con sufficienza: va considerato con intelligenza, se non altro perché raccoglie sentimenti diffusi che non nascono sempre da preconcetti, ma da disagi reali e, a volte, pure gravi”.

Politiche familiari solo “piccoli rimedi”

“Non è possibile che le politiche familiari siano sempre nel segno di piccoli rimedi, quando sono necessarie cure radicali” ha detto il cardinale stigmatizzando la “caduta libera della demografia”, primo problema dell’Italia insieme al “dramma della disoccupazione”. “Il compito di mantenere le nostre aziende e di crearne di nuove è certamente di molti. Ma la politica in solido ha la responsabilità primaria non delegabile di creare le condizioni di possibilità e di incentivare in ogni modo la geniale capacità dei nostri lavoratori”.

“Non si tratta solo di assicurare stipendi, ma anche di riconoscere la dignità professionale e produttiva del nostro popolo”, ha precisato Bagnasco;  “tempi così nuovi e così drammatici richiedono anzitutto uno sforzo di umiltà e di approfondimento che ci aiuti ad approdare a nuove soluzioni per promuovere bene comune e dignità della persona; per non arrenderci alle logiche inique di un’economia scivolata nella finanza, ma poter favorire quanto meno un mercato sociale, come ci ricordava ieri sera il Santo Padre”.

Le settimane sociali

“Con le Settimane Sociali” ha sottolineato il cardinale riferendosi all’appuntamento in programma a fine ottobre a Cagliari, “le comunità del Paese si sono impegnate in un percorso di questo tipo, che ci ha portato ad identificare ad oggi, nel territorio italiano, più di 300 buone pratiche in materia di lavoro, di cui approfondire caratteristiche e punti di forza”. “Dalla ricognizione sulle buone pratiche – ha annunciato Bagnasco – sta nascendo una nuova proposta per l’Italia e per l’Europa, in grado di dare gambe alle potenzialità e alle opportunità inscritte in questi nuovi semi di speranza”.

I giovani

“In questa Assemblea i giovani saranno al centro della nostra attenzione: a partire dalla realtà odierna e in sintonia con il prossimo Sinodo dei Vescovi, vivremo un confronto corale per incoraggiare le nuove generazioni a incontrare il Signore che è la via della gioia piena. Intendiamo sollecitare le nostre comunità affinché facciano spazio ai ragazzi e ai giovani, e questi possano sentirsi non solo accolti, ma anche desiderati e amati: adulti e giovani, infatti, hanno bisogno gli uni degli altri”, ha spiegato nella prolusione riportata dal Sir.

“Si tratta di favorire un ponte tra generazioni, che – ci diceva ancora Papa Francesco – congiunga soprattutto anziani e ragazzi, a beneficio di entrambi”, la proposta, che comprende iniziative concrete come “la consegna a non lasciare gli Oratori, ma a viverli con una presenza che sappia ascoltare, motivare e coinvolgere i giovani, rendendoli protagonisti di iniziative fatte insieme”.

Poi Bagnasco si è rivolto direttamente ai giovani, ai quali ha chiesto di fare posto a Gesù per diventare “portatori della luce, messaggeri di speranza in un mondo attraversato dall’angoscia”. “Come vorremmo non deludervi mai”, ha esclamato il cardinale: “Sappiate che, se a volte – in forza del mandato di Cristo – diciamo dei ‘no’, essi sono sempre il risvolto di grandiosi ‘sì’ alla bellezza sublime che il vostro cuore cerca e all’eroismo che affascina”.

“Molte volte abbiamo sollecitato la politica e la società civile perché abbiano una più giusta e concreta attenzione verso di voi: l’educazione integrale, l’accesso al lavoro, l’ascolto della vostra età, leggi che abbiano a cuore il futuro della società, un futuro che siete anzitutto voi stessi. Tutto questo e altro ancora ci sta a cuore. È voce, la nostra, che resta spesso inascoltata, proprio come quella dei profeti di un tempo, ma noi continueremo a parlare. Ricordate: la Chiesa vi è vicina e vi vuole bene, vuole il vostro bene”. A queste parole, un caloroso applauso si è levato dai vescovi riuniti dall’Aula Nuova.

La famiglia: Chiesa nella casa

Poi il cardinale dona parole di ammirazione e di affetto per la famiglia: “Da sempre noi vescovi abbiamo parlato di voi e per voi, poiché siete il fondamento dell’edificio, la cellula viva dell’organismo sociale, l’icona del mistero della Chiesa sposa di Cristo: voi siete la Chiesa nella casa, la Chiesa domestica che ogni giorno celebra la liturgia della vita e dell’amore”.

“Dio continua in voi il miracolo della vita, vi chiama ad una missione straordinaria: generare non solo dei corpi, ma delle persone, ecco l’educazione”, ha proseguito: “Quante volte abbiamo detto che la cultura oggi disprezza la famiglia e la politica la maltratta! Come se questo nucleo, questo microcosmo, fosse vecchio e superato, e si dovesse viaggiare trionfalmente verso nuove forme, più aggiornate – si dice – più efficaci e libere. Come se le relazioni fossero una opzione, e non la via per essere veramente persone; come se i legami mortificassero la libertà, e non invece la condizione per essere veramente liberi; come se le scelte definitive fossero contrarie allo slancio vitale dell’individuo, anche nella sfera degli affetti più intimi. Ma questa smania che rincorre ogni alito di vento, che è insofferente del quotidiano e del normale, non è forse segno del vuoto interiore, del male di vivere?”.

“Siate voi, famiglie, a proclamare – nella diuturna riconquista del vostro amore e del vostro sacramento – la bellezza del matrimonio e della famiglia come il vero fondamento del vivere sociale; siate voi a testimoniare la bellezza della paziente dedizione ai figli; la possibilità di vivere insieme tutta la vita”, ha incitato il cardinale. “Siate la risposta concreta e alternativa all’individualismo radicale che respiriamo, e che spinge a vivere isolati gli uni dagli altri in nome di una autonomia che ci distrugge”.

“Quante volte abbiamo messo in guardia dalle derive antropologiche”, ha sottolineato Bagnasco ricordando il suo decennio di presidenza: “Esse, in nome dell’uomo, lo negano con costumi e leggi che sembrano rispettare la libertà, ma in fondo sono convenienti all’economia”. “Le famiglie – sul piano sociale – si sentono sostanzialmente abbandonate”. Per questo “sono urgenti politiche familiari consistenti nelle risorse e semplici nelle condizioni e nelle regole. Non sostenere la famiglia è suicida”.

La scuola paritaria: pregiudizio ideologico

Altro appello, quello per il sostegno “alla scuola paritaria, puntualmente messo in discussione da un pregiudizio ideologico: eppure, nella laica Europa questi muri sono caduti, per cui si riconosce il valore culturale della scuola paritaria nell’assicurare la memoria dei nostri Paesi, come pure la stessa ricchezza che ne deriva per la libertà educativa e il pluralismo. In Italia, invece, sembra non valere nemmeno il criterio dell’investimento, che consente allo Stato di risparmiare ogni anno – al netto del contributo – ben 6 miliardi di euro”.

Povertà e solitudine

“Davanti a voi, fratelli e sorelle segnati dalla sofferenza, noi ci inginocchiamo perché siete sacramento speciale di Cristo”. È l’omaggio del cardinale Angelo Bagnasco ai poveri e ai sofferenti contenuto nella sua prolusione finale. “La povertà è cresciuta, il solco delle disuguaglianze è più profondo, la piaga della non occupazione è terribilmente diffusa e lacerante per giovani, impossibilitati a fare un progetto di vita, per gli adulti umiliati a essere inerti e a dover dipendere dai genitori o da altri. Non si può vivere a lungo senza sentirsi utili e autonomi”.

“Il nostro sguardo di pastori non si è mai stancato di guardarvi e di scorgere i segni dei vostri disagi fisici, sociali, morali, emotivi”, ha assicurato il cardinale. “Le nostre forze si sono moltiplicate con l’aiuto di moltissimi, con le reti virtuose delle parrocchie, delle aggregazioni, dei volontari; con le nostre Caritas, gli Uffici per i migranti, la Pastorale del lavoro e della salute”. “L’Italia ha davvero una lunga e consolidata tradizione di capillare presenza e di intervento”, ha sintetizzato Bagnasco: “È forte di una tradizione consolidata di volontariato – come ha riconosciuto il Santo Padre –; un volontariato nato e sostanziato per lo più dal Vangelo e dall’appartenenza ecclesiale”.

Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”

Va in questa direzione la campagna “Liberi di partire, liberi di restare”: “È un segno della Chiesa italiana, perché cresca la consapevolezza delle storie dei migranti, si sperimenti un percorso di accoglienza, tutela, promozione e integrazione dei migranti che arrivano tra noi, non si dimentichi il diritto di ogni persona a vivere nella propria terra”, ha commentato il cardinale.

“Noi siamo figli di operai e non pochi hanno conosciuto disagi e ristrettezze nelle loro case”, ha sottolineato Bagnasco: “Il vostro mondo non ci è sconosciuto, per questo vi diciamo una parola con rispetto e umiltà: a voi, che soffrite nella carne preoccupazioni e pene. Il lavoro, la malattia, la fuga disperata da fame, guerra, persecuzione, la solitudine che uccide, il male di vivere, il traffico di esseri umani… e ogni forma di indigenza che compone la condizione umana, trovano eco nei nostri cuori che hanno ricevuto il sigillo del cuore di Gesù. A voi tutti rinnoviamo la nostra vicinanza concreta, sapendo che non è nelle nostre mani il sistema sociale”.

No ai dat

Proprio questo impegno, ha spiegato Bagnasco, “ci ha fatto prendere le distanze dal disegno di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento: l’abbiamo fatto a tutela del malato e dei suoi famigliari, e del loro rapporto con i medici, i quali non possono vedersi ridotti a meri esecutori”.

Ai sacerdoti

Poi, un pensiero per i sacerdoti: “Noi apparteniamo a voi come voi appartenete a noi: non possiamo concepirci isolati, figli di noi stessi, sacerdoti solitari. Non abbiamo da inventarci, ci ha inventati Cristo. Da questo sguardo di appartenenza e di gratitudine muove anche il Sussidio sul rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente, che rende disponibile il frutto del lavoro collegiale che ci ha visti coinvolti nel recente passato per mettere a punto proposte qualificate e percorsi di comunione necessari a realizzarle”, ha detto il cardinale.

Bagnasco, riportato dal Sir, ha poi ringraziato i preti italiani “per il generoso apostolato che si declina nella prossimità alla gente, nella fedeltà agli impegni sacerdotali, nella dedizione più forte degli anni, nell’obbedienza di fede”. “Voi siete così, e nessuna ombra – per quanto dolorosa – di limite o di peccato, potrà offuscare o infangare questa realtà. Continuate a starci vicini, così come noi desideriamo con voi, e aiutateci ad esservi padri e pastori”.

“Non ci nascondiamo le contraddizioni, l’avanzata del secolarismo e il rischio che l’umano si dissolva”, l’invito del cardinale: “L’uomo occidentale appare confuso e smarrito sulla propria identità e sul suo stesso destino. Ma dentro a questo groviglio, è presente una opportunità che – pian piano – emerge dalla coscienza distratta, si fa voce, si trasforma in attesa, diventa invocazione: è l’alba del risveglio! Ecco la grazia che non deve cogliere noi come Pastori assonnati, stanchi, inerti. Sì, è l’ora del risveglio della coscienza, il risveglio dell’anima. La confusione, l’angoscia diffusa possono indurre a una più intensa distrazione per paura di pensare, ma possono invece condurre a risvegliarsi e porre le domande decisive. Il risveglio sarà a volte timido e intermittente come la rugiada che penetra, a volte improvviso e tumultuoso come un fulmine. Ma il processo è iniziato e nessuno potrà fermarlo, perché l’uomo non può vivere a lungo senza verità”.

“Concludo questi dieci anni con un profondo e commosso ringraziamento a ciascuno di voi: abbiamo camminato insieme, arricchendoci vicendevolmente”. E’ il congedo di Bagnasco dopo dieci anni di servizio alla Cei. Il cardinale, al termine della prolusione, ha ricevuto  un lungo applaudito, con i suoi confratelli che si sono alzati in piedi e lui che non riusciva a finire di leggere per la commozione: “Ho sentito – crescente negli anni – la conoscenza nostra aumentare e impastarsi di stima, benevolenza e amicizia vicendevole. Tutto, allora, è diventato più facile e leggero, anche più bello. I momenti più delicati ci hanno aiutato a stringerci di più gli uni agli altri – come i discepoli sulla barca nel mare in tempesta – e guardare a Lui, il Signore, il Timoniere della Chiesa e della storia. E, sempre più uniti, abbiamo compiuto la traversata a cui l’ora ci chiamava”.