Buon compleanno al Papa delle sorprese

Papa Francesco compie oggi 81 anni. Come nello stile di sobrietà al quale ci ha abituato, non sono previsti particolari festeggiamenti. Ma qual è il miglior regalo da fare in questa occasione al S. Padre? Senza dubbio quello che lui stesso ha chiesto, fin dalla prima apparizione dalla loggia della Basilica di S. Pietro: la preghiera. Tutti ricordiamo la sua richiesta, decisamente sorprendente, della “benedizione del popolo di Dio” per il nuovo vescovo di Roma venuto “quasi dalla fine del mondo”. Del resto, Francesco è senza dubbio il Papa delle sorprese, dei gesti che stupiscono e “conquistano” anche quanti sono lontani dalla fede. A cominiciare da quella sera del 13 marzo 2013 ne ha fatti davvero tanti, che dimostrano la sua vicinanza alla gente, ai pastori come ai comuni fedeli. Che a volte, tuttavia, sono stati letti in chiave distorta, strumentale, creando divisioni nella Chiesa. Ecco, forse l'altro grande regalo di compleanno a Francesco potrebbe essere quello di smetterla con una visione “partigiana”, tifosa, di tutto quello che il Papa fa e dice: integralisti contro progressisti, cortigiani contro detrattori. Forse bisognerebbe tenere ben presente che pur con i suoi limiti umani, come chiunque, il Papa è il successore di Pietro, il vicario di Cristo e merita tutto il rispetto e l'affetto dei cattolici (da non confondere con la piaggeria). Ripercorrere tutte le “sorprese” che ha fatto Papa Francesco dal giorno della sua elezione è impossibile per ovvi motivi di spazio. Ma ci piace ricordarne alcune molto significative.

Le telefonate

Un primo modo per essere vicino alle persone: il Papa che prende il telefono e parla direttamente con chi ha bisogno di una parola di conforto. A volte, magari, con qualche inopportuna mancanza di riservatezza da parte di chi ha ricevuto la sorpresa di un colloquio così personale, ma si sa che il Pontefice preferisce “una Chiesa incidentata”… E come non ricordare la telefonata in diretta a UnoMattina per fare gli auguri di Natale ai telespettatori il 22 dicembre dello scorso anno? Certamente c'è un precedente (la chiamata di San Giovanni Paolo II a Vespa il 22 ottobre 1998 in cui ringraziò il giornalista per lo speciale sui 20 anni del Pontificato) anche se Francesco ha usato il mezzo televisivo per rivolgersi direttamente alla platea degli spettatori.

Le lettere

Sono tante quelle che arrivano al Papa e sono molti i casi in cui il S. Padre risponde, direttamente o attraverso la Segreteria di Stato. Molto toccante e simpatica la corrispondenza con i bambini. Alcune lettere sono state raccolte in un libro (“L’amore prima del mondo. Papa Francesco scrive ai bambini”, a cura di padre Spadaro, Rizzoli). Ma ci sono anche quelle a sorpresa perché di iniziativa personale del Pontefice. Come quella spedita poche settimane fa al vescovo di Campobasso, mons. Bregantini: un biglietto che accompagnava il libretto dell'ordinazione sacerdotale di padre Bonaventura De Filippis, il gesuita che il card. Bergoglio inviò come primo cappellano nell'Antartide Argentina. Era originario del capoluogo molisano e Francesco lo aveva ricordato nella sua visita del 2014: a distanza di tre anni ha mandato questo “regalo” alla diocesi.

La semplicità

E' un'altra delle peculiarità di Francesco, anche questa intrisa di sorprese. A cominciare dalla scelta di rimanere a vivere a S. Marta. Chi ha vissuto i giorni del conclave, per raccontare quanto stava accadendo dopo la clamorosa rinuncia di Benedetto XVI, ricorda bene come ci fosse attesa “mediatica” per il “trasloco” del nuovo Papa nel Palazzo Apostolico. E invece Francesco, non prima di essere passato a saldare il conto nella residenza di via della Scrofa in cui aveva abitato prima dell'elezione (altra sorpresa), decise di rimanere nella residenza per non vivere “isolato”. Il pranzo? Nella sala comune, e in qualche occasione, come il 24 luglio 2014, al tavolo con un gruppo di dipendenti della S. Sede. Ma l'immaginario collettivo è stato colpito anche da altre scelte di sobrietà, come l'uso di un'auto utilitaria o il fatto di salire le scalette dell'aereo per i viaggi apostolici con l'immancabile valigetta nera. Un Papa, insomma, che azzera le distanze.

I venerdì della Misericordia

Oltre ad aver caratterizzato l'intero Giubileo straordinario, sono diventati un distintivo del pontificato. Occasioni in cui il Papa ha stretto mani, ha abbracciato disperati, ha ascoltato storie di persone che forse per la prima volta si sono sentite importanti. Ha asciugato lacrime. Per esempio la visita a Lesbo, il 16 aprile 2016, quando si recò sull'isola stracolma di rifugiati e spiazzando il mondo intero portò a Roma tre famiglie di siriani. Ovviamente non mancarono le polemiche: perché aiutare dei musulmani? Semplicemente perché si trattava di persone sofferenti, senza guardare alla religione di appartenenza. Del resto, anche Gesù aiutò samaritani, la donna cananea, il centurione romano… O ancora la commovente visita alla casa della Comunità Papa Giovanni XXIII in cui sono ospitate donne liberate dalla tratta e dalla schiavitù della prostituzione. Un pomeriggio di grande emozione e di grande affetto da parte del Papa, che del resto non perde occasione per incontrare quanti sono reduci da simili terribili esperienze per incoraggiarli e fargli sentire la sua autentica vicinanza.

I poveri, gli anziani, i malati

Sono il cuore della Chiesa di Francesco perché sono il cuore stesso del Vangelo. Non si tratta di una “visione pauperistica” come alcuni sostengono ma di un'autentica attenzione alle necessità di chi soffre. E sono innumerevoli i gesti compiuti dal Papa per i poveri, gli anziani, i malati. A cominciare dalla prima visita che il S. Padre fece ad Assisi nel 2013. Volle iniziarla dal Seraficum, l'istituto che si occupa di bambini disabili gravi. Fu un incontro commovente, in cui Francesco mise da parte il discorso e parlò a braccio: “Qui siamo tra le piaghe di Gesù“. E ancora durante il Giubileo della Misericordia, con le visite agli ospedali S. Giovanni e l'hospice Villa Speranza, oppure quella del settembre scorso al centro di riabilitazione S. Lucia, fino alla visita al presidio sanitario allestito in piazza Pio XII per la Giornata mondiale dei poveri. Già, i poveri. Lo scorso anno Francesco festeggiò i suoi 80 anni a colazione con otto senza fissa dimora, poi fece distribuire dolci nelle mense dei bisognosi. Sono al centro dell'azione pastorale del Papa: lo disse fin dalla prima udienza concessa ai giornalisti che avevano seguito il conclave, una frase ormai storica. “Come vorrei una Chiesa povera per i poveri”. Questa è la strada indicata da Francesco, che la sta percorrendo per primo con il suo esempio. Sta al “popolo fedele” seguirlo, mettendo da parte critiche e sostenendo la sua azione, con l'affetto e la preghiera.