Bologna, il Papa abbraccia i migranti: “Siete lottatori di speranza”

A guardare il prossimo senza misericordia “rischiamo che Dio anche ci guardi senza misericordia”. Papa Francesco, dopo aver lasciato Cesena, incontra i migranti assistiti presso l’Hub regionale di via Mattei, a Bologna. La prima tappa della visita nel capoluogo emiliano è dunque un luogo di accoglienza, posto alla periferia della città. Al suo arrivo, il Pontefice saluta uno ad uno gli ospiti presenti all’interno della struttura. Tanti i selfie e le fotografie scattate, come anche tanti sono gli abbracci e le strette di mano. Speranza e misericordia le parole chiave del suo discorso.

Vicinanza e misericordia

Come accaduto di recente, il Papa si schiera contro la xenofobia: “Molti non vi conoscono e hanno paura. Questa li fa sentire in diritto di giudicare e di poterlo fare con durezza e freddezza credendo anche di vedere bene. Ma non è così. Si vede bene solo con la vicinanza che dà la misericordia. Senza questa, l’altro resta un estraneo, addirittura un nemico, e non può diventare il mio prossimo“. Guardare una persona da lontano, senza misericordia, rimarca il Pontefice, “non ci rendiamo conto della sua sofferenza, dei suoi problemi”. “Oggi vedo solo tanta voglia di amicizia e di aiuto”, e rivolgendosi direttamente ai migranti dice: “In voi vedo, come in ogni forestiero che bussa alla nostra porta, Gesù Cristo, che si identifica con lo straniero, di ogni epoca e condizione, accolto o rifiutato”. Torna a parlare poi dei flussi migratori, un fenomeno, secondo Bergoglio, che “richiede visione e grande determinazione nella gestione, intelligenza e strutture, meccanismi chiari che non permettano distorsioni o sfruttamenti, ancora più inaccettabili perché fatti sui poveri. Credo che sia davvero necessario che un numero maggiore di Paesi adottino programmi di sostegno privato e comunitario all’accoglienza e aprano corridoi umanitari per i rifugiati in situazioni più difficili, per evitare attese insopportabili e tempi persi che possono illudere”. Poi aggiunge: “L’integrazione inizia con la conoscenza”.

La speranza non diventi delusione

Il Santo Padre spiega così il senso della sua visita: “Vengo in mezzo a voi perché voglio portare nei miei i vostri occhi, nel mio il vostro cuore. Voglio portare con me i vostri volti che chiedono di essere ricordati, aiutati, direi ‘adottati’, perché in fondo cercate qualcuno che scommetta su di voi, che vi dia fiducia, che vi aiuti a trovare quel futuro la cui speranza vi ha fatto arrivare fino a qui”. Quindi domanda: “Sapete cosa siete voi? Siete dei ‘lottatori di speranza’“. Il suo pensiero vola a tutti quei migranti che, partiti, non sono riusciti ad arrivare perché inghiottiti dal mare o dal deserto: “Gli uomini non li ricordano, ma Dio conosce i loro nomi e li accoglie accanto a sé”. Prega in silenzio per loro, insieme agli ospiti dell’Hub, per poi augurare ai “lottatori” “la speranza”, quella che non si trasforma in tristezza. Poi ammonisce: “Portarvi negli occhi e nel cuore ci aiuterà a lavorare di più per una città accogliente e capace di generare opportunità per tutti. Per questo vi esorto ad essere aperti alla cultura di questa città, pronti a camminare sulla strada indicata dalle leggi di questo Paese”.

L’amore di Bologna

La Chiesa è una madre che non fa distinzione e che ama ogni uomo come figlio di Dio, sua immagine. Bologna è una città da sempre nota per l’accoglienza. Questa si è rinnovata con tante esperienze di solidarietà, di ospitalità in parrocchie e realtà religiose, ma anche in molte famiglie e nelle varie compagini sociali aggiunge il Papa -. Qualcuno ha trovato un nuovo fratello da aiutare o un figlio da far crescere. E qualcuno ha trovato dei nuovi genitori che desiderano assieme a lui un futuro migliore. Come vorrei che queste esperienze, possibili per tutti, si moltiplicassero! La città non abbia paura di donare i cinque pani e i due pesci: la Provvidenza interverrà e tutti saranno saziati”.

Città della libertà

Bologna è stata la prima città in Europa, 760 anni or sono, a liberare i servi dalla schiavitù. Erano esattamente 5855. Tantissimi. Eppure Bologna non ebbe paura – conclude -. Vennero riscattati dal Comune, cioè dalla città. Forse lo fecero anche per ragioni economiche, perché la libertà aiuta tutti e a tutti conviene. Non ebbero timore di accogliere quelle che allora erano considerate ‘non persone’ e riconoscerle come esseri umani. Scrissero in un libro i nomi di ognuno di loro! Come vorrei che anche i vostri nomi fossero scritti e ricordati per trovare assieme, come avvenne allora, un futuro comune”. Lasciato l’Hub di via Mattei, il Papa sale sulla papamobile per raggiungere il centro di Bologna, la famosa Piazza San Petronio, dove è atteso per la preghiera dell’Angelus.