Bergoglio: la Chiesa sia aperta e proiettata all’incontro con tutti

Far parte di una Chiesa che è cattolica e apostolica significa “prendersi a cuore la salvezza di tutta l’umanità, non sentirsi indifferenti o estranei di fronte alla sorte di tanti nostri fratelli, ma aperti e solidali verso di loro”. Lo ha detto Papa Francesco nell’udienza generale del mercoledì a piazza San Pietro. “Quando professiamo la nostra fede – ha esordito – noi affermiamo che la Chiesa è cattolica e apostolica”. Cattolica, ha spiegato, significa universale, in quanto è “diffusa ovunque dall’uno all’altro dei confini della terra”; inoltre “insegna tutte le verità che devono giungere a conoscenza degli uomini, sia riguardo alle cose celesti, che alle terrestri’”. La Chiesa, ha aggiunto il vescovo di Roma, è nata “sinfonica fin dalle origini, e non può che essere cattolica, proiettata all’evangelizzazione e all’incontro con tutti”.

Il Santo Padre, come in altre occasioni, ha ribadito quanto faccia bene leggere la Parola di Dio durante la giornata portando in tasca o nella borsa un piccolo Vangelo, diffuso in tutte le lingue del mondo. “Se la Chiesa è nata cattolica – ha osservato – vuol dire che è nata ‘in uscita’, che è nata missionaria. Se gli apostoli fossero rimasti lì nel cenacolo, senza uscire a pregare il Vangelo, la Chiesa sarebbe soltanto la Chiesa di quel popolo, di quella città, di quel cenacolo”. Lo Spirito Santo permette di “superare ogni resistenza” vincendo “la tentazione di chiudersi in se stessi, tra pochi eletti, e di considerarsi gli unici destinatari della benedizione di Dio”. Ha proseguito a braccio: “Se un gruppo di cristiani fa questo – ‘Noi siamo gli eletti, noi solo’ – alla fine muoiono. Muoiono prima nell’anima, poi moriranno nel corpo, perché non hanno vita, non sono capaci di generare vita, altra gente, altri popoli: non sono apostolici”.

Essere apostolici implica il “sentirsi sempre inviati, sentirsi mandati, in comunione con i successori degli Apostoli, ad annunciare, con il cuore pieno di gioia, Cristo e il suo amore a tutta l’umanità”. Il Papa ha ricordato la “vita eroica” di tanti missionari che hanno lasciato la loro patria per annunciare il Vangelo. Ha poi raccontato di un cardinale brasiliano che lavorava in Amazzonia; quando entrava in una città, si recava a visitare il cimitero, e dinanzi alle tombe di sacerdoti, fratelli e suore missionari pensava: “Tutti questi possono essere canonizzati adesso, hanno lasciato tutto per annunciare Gesù Cristo”.

“Rendiamo grazie al Signore – ha concluso – perché la nostra Chiesa ha tanti missionari, ha avuto tante missionarie e ne ha bisogno di più ancora! Forse fra tanti giovani, ragazzi e ragazze che sono qui, qualcuno ha la voglia di diventare missionario: vada avanti!”. Dopo la catechesi il successore di Pietro ha parlato del suo viaggio di domenica prossima in Albania: “Ho deciso di visitare questo Paese perché ha tanto sofferto a causa di un terribile regime ateo e ora sta realizzando una pacifica convivenza tra le sue diverse componenti religiose. Fin da ora saluto con affetto il popolo albanese e ringrazio per la preparazione di questa visita”.