Benedetto XVI accusa la Rivoluzione sessuale del '68

Benedetto

Il “collasso morale” della seconda metà degli anni 60 del 900 e le “fisionomia della Rivoluzione del 1968” sono da considerarsi l'origine del fenomeno degli abusi sui minori nella Chiesa. Da quel contesto, infatti, deriverebbe anche il fatto “che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente”.

La denuncia

Il Papa emerito Benedetto XVI rompe il silenzio con una denuncia che tira in ballo un periodo spesso mitizzato, del quale, però, non sono state sufficientemente valutate la ricadute sociali. Lo fa in una serie di appunti pubblicati sul mensile tedesco Klerusblatt, e successivamente ripresi dal Corriere della Sera, dopo aver intrattenuto “contatti” con il segretario di Stato, Pietro Parolin, e con lo stesso Papa Francesco. Quindi, dopo avere informato i vertici della Santa Sede.

Questione scottante

“Mi sono sempre chiesto – scrive Jospeh Ratzinger – come in questa situazione i giovani potessero andare verso il sacerdozio e accettarlo con tutte le sue conseguenze. Il diffuso collasso delle vocazioni sacerdotali in quegli anni e l'enorme numero di dimissioni dallo Stato ecclesiastico furono una conseguenza di tutti questi processi” osserva il Papa emerito, evidenziando come in quello stesso periodo cominciò “un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a questi processi della società”. Si tratta di un processo proseguito, a suo avviso, negli Anni Settanta e Ottanta, quando la pedofilia è diventata “una questione scottante“. E Benedetto XVI ricorda come “non molto tempo fa” fosse “teorizzata come del tutto giusta“.

Processi difficili

Ratzinger ricorda che in quegli anni “dovevano essere garantiti soprattutto i diritti degli accusati e questo fino al punto di escludere di fatto una condanna: il loro diritto alla difesa venne talmente esteso che le condanne divennero quasi impossibili“.

L'opera di Wojtyla

Benedetto non manca di ricordare l'enciclica “Veritatis splendor” di Giovanni Paolo II, che avrebbe dovuto “rimettere a posto queste cose” e suscitò “violente reazioni contrarie da parte dei teologi morali”. Ma il problema è che “questa dissoluzione dell'autorità dottrinale della Chiesa in materia morale doveva necessariamente ripercuotersi anche nei diversi spazi di vita della Chiesa“.