Bassetti irremovibile sull'obiezione

Asei giorni dall’approvazione in Senato della legge sul Biotestamento, il delicato tema continua ad ingenerare un dibattito. Non si placano le polemiche, né le preoccupazioni del mondo cattolico sugli effetti che questa legge potrebbe suscitare.

Ne è prova la lettera che una serie di associazioni del mondo giuridico e medico hanno inviato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo al capo dello Stato di rinviare alle Camere la legge in quanto “incostituzionale”.

Preoccupazione preminente è l’assenza, nel testo, di un chiaro riferimento all’obiezione di coscienza per medici e strutture sanitarie. Preoccupazione che coinvolge anche le sfere ecclesiastiche. Ieri il segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, in un’intervista a Tv2000 ha definito “legittima” la decisione di alcuni ospedali cattolici di non applicare la legge. Sullo stesso tema, In Terris ha intervistato il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Gualtiero Bassetti.

Eminenza, la Chiesa italiana ribadisce la sua posizione a favore dell’obiezione di coscienza?
“È legittima, perché stiamo parlando di un tema delicato. Se una persona ha un visione sulla vita che deriva dalla sua fede cattolica, dalla lettura del Vangelo, può non condividere tutte le scelte. Come sul tema dell’aborto, anche in questo caso va rispettata la coscienza della persona”.

La Chiesa italiana sostiene quei cattolici che hanno inviato una lettera al presidente Mattarella per chiedere di non firmare la legge sul Biotestamento?
“I cattolici sono liberi di muoversi come credono, nella libertà dei figli di Dio. Poi c’è la posizione ufficiale della Chiesa, che in questi giorni abbiamo espresso con molta chiarezza. Abbiamo spiegato quali sono i principi irrinunciabili e ciò che invece può essere una scelta soggettiva. La vita non ce la siamo data da soli, ci è stata donata e non ce la possiamo togliere”.

Le parole del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha detto che garantirà l’obiezione di coscienza, rappresentano uno spiraglio…
“Le leggi non nascono perfette. Tutto va integrato e perfezionato; si dice che Roma non è stata fatta in un giorno. L’obiezione di coscienza è un diritto fondamentale, quindi non va riconosciuto solo ai medici ma anche alle strutture. Se a un ospedale cattolico non viene permesso di fare obiezione di coscienza, allora noi chiudiamo. E credo che questo non lo voglia nessuno. Bisogna avere la pazienza di camminare insieme e di integrare”.

Avverte in Italia il rischio di una deriva verso l’eutanasia?
“Nella legge che è stata fatta questo pericolo ci può essere. Per questo la Chiesa ha sentito necessario ribadire che l’idratazione, la nutrizione, l’igiene della persona, le cure palliative devono essere sempre garantite ai malati. Queste servono per stare al loro fianco, per accompagnarli. Credo che molto spesso le persone arrivano a certe decisioni proprio perché si sentono sole. Altra cosa è l’accanimento terapeutico, il quale non è rispettoso della persona, ma questo lo aveva già detto Pio XII negli anni ’50. È dottrina della Chiesa”.

Quanto è importante in questo momento ribadire che i malati vanno assistiti e curati, che bisogna farsi prossimi nei loro confronti?
“È fondamentale. La vita è una parabola, e soprattutto al suo inizio e alla fine è fragilissima. Così come da piccoli abbiamo bisogno di essere sostenuti in tutto, anche nei momenti della malattia, in quelli terminali, c’è bisogno di chi si cura di noi. Il Papa ha evocato a tal proposito la parabola del Buon Samaritano. Delle volte una carezza può addolcire di più di una iniezione di morfina”.