Angola e Vaticano: l'accordo del disgelo

Angola

Èattesa domani in Vaticano la firma dell'accordo fra lo Stato d'Angola e la Santa Sede. Il documento, che verrà firmato dal ministero degli Affari esteri angolano, Manuel Augusto, rappresenta la tappa finale delle trattative iniziate lo scorso anno dopo che il Presidente dell'Angola, João Lourenço, istituì una Commissione interministeriale per gestire i negoziati con il Paese. Alcuni effetti degli Accordi hanno già avuto applicazione, come l'autorizzazione per l'ampliamento del segnale di Rádio Ecclesia – emittente cattolica del Paese – e i lavori di modernizzazione del Santuario di Muxima, nel nord-ovest del Paese

Una lunga relazione

I rapporti tra il Vaticano e l'Angola risalgono al 1608, anno della nomina di Antonio Manuel Nvunda quale ambasciatore a Roma del cosidetto Regno del Congo. Dopo secoli di preminenza dell'ortodossia cattolica, quando il Paese raggiunse l'indipendenza, il governo cercò di arginare il proliferare delle comunità pentecostali ed evangeliche perché le riteneva dei gruppi settari: diversi luoghi di culto vennero chiusi perché ritenuti appartenenti ad organizzazioni religiose non autorizzate. La ripresa delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede avvenne l'8 luglio 1997, quando Domingo Quiosa fu nominato primo ambasciatore presso la Santa Sede, sebbene non vi risiedesse. È sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, infatti, che le relazioni fra i due Paesi ebbero una svolta, tant'è che il Pontefice riuscì a visitare il Paese nel '92: qualche anno più tardi mons. Giovanni Angelo Becciu fu nominato Nunzio apostolico in Angola (2000). L'ultima visita apostolica nel Paese si deve a Papa Benedetto XVI e risale al 2009.

L'impegno interreligioso

Stando alle cifre riportate dal portale web Vatican News, il 57% della popolazione angolana è cattolico, un quarto appartiene alla Chiese protestanti (luterana, battista, metodista, congregazionalista) e nelle aree rurali, mentre una minoranza rimane ancorata a culti africani. Di recente, i vescovi hanno espresso preoccupazione per il diffondersi del fondamentalismo islamico, esacerbato dalla crisi economica e dal disagio sociale. Nel 2015, la Conferenza episcopale di Angola e S. Tomé ha ribadito l'importanza di investimenti governativi nel settore dell'educazione, affinché si possa implementare l'occupazione giovanile. Per ciò che concerne l'evangelizzazione, invece, i vescovi angolani hanno promosso il Giubileo deelle Missioni, un'iniziativa che s'innesta nel rinnovamento spirituale di un Paese che ancora risente de legami con il regime comunista. Nel corso degli anni, inoltre, la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane agolane hanno improntato un regime di collaborazione volto alla riconciliazione e alla pace interreligiosa.