Angelus, Bergoglio: “La vendetta non è mai giusta”

“Quello che Gesù ci vuole insegnare è la netta distinzione che dobbiamo fare tra la giustizia e la vendetta. La vendetta non è mai giusta”. Così Papa Francesco si rivolge alle centinaia di fedeli che affollano una piazza San Pietro baciata da un sole quasi primaverile. Partendo dalla liturgia odierna, il Pontefice ricorda che questa pagina del Vangelo è una di quelle “che meglio esprimono la ‘rivoluzione’ cristiana”, ovvero: “Gesù mostra la via della vera giustizia mediante la legge dell’amore che supera quella del taglione” (occhio per occhio e dente per dente).

Non rispondere al male col male

Questa legge antica “imponeva di infliggere ai trasgressori pene equivalenti ai danni arrecati: la morte a chi aveva ucciso, l’amputazione a chi aveva ferito qualcuno, e così via”. Ai suoi discepoli Gesù “non chiede di subire il male”, al contrario dice di reagire, ma “non con un altro male, con il bene”. In tal modo, sottolinea Francesco, “si spezza la catena del male: un male porta un altro male…”. Rompendosi questo circolo vizioso “cambiano veramente le cose”. “Il male, infatti, è un un vuoto di bene – aggiunge il Papa -. Non si può riempire con un altro vuoto, ma solo con un ‘pieno’, cioè con il bene. La rappresaglia non porta mai alla risoluzione dei conflitti”.

Distinguere tra giustizia e vendetta

Non solo. “Per Gesù – aggiunge il Santo Padre – il rifiuto della violenza può comportare anche la rinuncia ad un legittimo diritto; e ne dà alcuni esempi: porgere l’altra guancia, cedere il proprio vestito o il proprio denaro, accettare altri sacrifici”. Tuttavia, questa rinuncia “non vuol dire che le esigenze della giustizia vengano ignorate o contraddette”. Al contrario, sottolinea Bergoglio, “l’amore cristiano, che si manifesta in modo speciale nella misericordia, rappresenta una realizzazione superiore della giustizia. Quello che Gesù ci vuole insegnare è la netta distinzione che dobbiamo fare tra la giustizia e la vendetta”. “La vendetta non è mai giusta – prosegue -. Ci è consentito di chiedere giustizia; è nostro dovere praticarla. Ci è invece proibito vendicarci o fomentare in qualunque modo la vendetta, in quanto espressione dell’odio e della violenza”.

Il comandamento dell'”Amore”

Potrebbe sembrare che voglia “proporre un nuovo ordinamento civile”, ma non è così. Gesù, ricorda Francesco, porta “il comandamento dell’amore del prossimo, che comprende anche l’amore per i nemici: ‘Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano'”. Un atteggiamento difficile, ma bisogna fare attenzione a non intendere “questa parola come approvazione del male compiuto dal nemico”, piuttosto “come invito a una prospettiva superiore, simile a quella del Padre celeste”, il quale “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Anche il nemico, infatti, sottolinea il Pontefice – “è una persona umana, creata come tale a immagine di Dio, sebbene al presente questa immagine sia offuscata da una condotta indegna”.

Fare del bene ai “nemici”

Inoltre, “quando parliamo di ‘nemici’ non dobbiamo pensare a chissà quali persone diverse e lontane da noi; parliamo anche di noi stessi, che possiamo entrare in conflitto con il nostro prossimo, a volte con i nostri familiari”. Sono tante, prosegue il Papa, le inimicizie nelle famiglie. Ma “nemici sono anche coloro che parlano male di noi, che ci calunniano e ci fanno dei torti. E non è facile digerire questo. A tutti costoro siamo chiamati a rispondere con il bene, che ha anch’esso le sue strategie, ispirate dall’amore”.

“La Vergine Maria – conclude – ci aiuti a praticare la pazienza, il dialogo, il perdono, e ad essere così artigiani di comunione, artigiani di fraternità nella nostra vita quotidiana, soprattutto nella nostra famiglia”.

La tragedia dei bambini soldato

Dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Francesco si  detto rattristato dalle continue notizie di scontri violenti e brutali nella regione del Kasai, nella Centrale della Repubblica Democratica del Congo. “Sento forte il dolore per le vittime – dice -, specialmente per tanti bambini strappati alle famiglie e alla scuola per essere usati come soldati. Questa è una tragedia. Assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera, anche per il personale religioso e umanitario che opera in quella difficile regione”. Quindi, un appello alle autorità: “Rinnovo un accorato appello alla coscienza e alla responsabilità delle Autorità nazionali e della Comunità internazionale, affinché si prendano decisioni adeguate e tempestive per soccorrere questi nostri fratelli e sorelle. Preghiamo per loro e per tutte le popolazioni che anche in altre parti del Continente africano e del mondo soffrono a causa della violenza e della guerra. Penso, in particolare, alle care popolazioni del Pakistan e dell’Iraq, colpito da crudeli atti terroristici nei giorni scorsi. Preghiamo per le vittime, per i feriti e i familiari. Preghiamo ardentemente che ogni cuore indurito dall’odio si converta alla pace, secondo la volontà di Dio. Preghiamo un attimo in silenzio”. Un silenzio irreale scende sulla piazza, per far poi posto all’Ave Maria, intonata dallo stesso Pontefice.

 

Dopo aver salutato i pellegrini, e indicando il cielo azzurro, il tradizionale saluto: A tutti auguro una buona domenica, è una bella giornata! Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”