Amazzonia: un Sinodo che cambia la storia

Non sarà un Sinodo come tutti gli altri e se ne stanno già rendendo conto i vescovi chiamati a partecipare dal 6 al 27 ottobre. Stamattina il Papa riceve in udienza privata il capo indigeno dell'Amazzonia, Raoni per ribadire la sua attenzione per la popolazione e l'ambiente dell'area amazzonica e il suo impegno per la salvaguardia della Casa Comune.

La regione

L'udienza a Raoni si inserisce nella preparazione del Sinodo. Francesco ha dedicato l'assemblea speciale della riunione dell’episcopato alla regione panamazzonica incentrandola sul tema “nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”.  La Panamazzonia è composta da nove Paesi: Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana francese. È una regione, abitata da 34 milioni di persone, ed è una fonte importante di ossigeno per tutto il pianeta. Vi si trova il 20% di acqua dolce non congelata di tutto il pianeta.

Il sinodo

La discussione sarà orientata dal documento di lavoro approvato durante la seconda riunione del consiglio pre-sinodale alla quale nei giorni scorsi hanno partecipato tutti i membri dell’organismo, tra cui cardinali, vescovi, religiose e un laico, in rappresentanza delle Chiese in Amazzonia. Il segretario generale del Sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri ha ringraziato il Pontefice per la nomina del relatore generale, il cardinale brasiliano Claudio Hummes, presidente della Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), e dei due segretari speciali: monsignor David Martínez de Aguirre Guinea, domenicano, vescovo titolare di Izirzada e vicario apostolico di Puerto Maldonado (Perú) e il gesuita Michael Czerny, sotto-segretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. Il Papa ha chiesto che l’assemblea speciale trovi “nuove vie per l'evangelizzazione di quella porzione del popolo di Dio, in particolare le persone indigene, spesso dimenticate e senza la prospettiva di un futuro sereno, anche a causa della crisi della foresta amazzonica, polmone di fondamentale importanza per il nostro pianeta”.

Il dibattito

La riunione dei vescovi sull’Amazzonia si terrà tra cinque mesi in Vaticano nell’aula del Sinodo e vi prenderanno parte presuli scelti da diverse regioni del mondo in rappresentanza dell’intero episcopato cattolico, in segno che tutti i vescovi sono partecipi in gerarchica comunione della sollecitudine della Chiesa universale. Nell’ultimo numero di Civiltà Cattolica, il cardinale Hummes ha spiegato che il sinodo sull'Amazzonia sta generando resistenze e malintesi. “Alcuni se ne sentono in qualche modo minacciati, perché ritengono che non verranno rispettati i loro progetti e le loro ideologie – evidenzia il porporato-. Soprattutto quei progetti di colonizzazione dell'Amazzonia animati a tutt'oggi da uno spirito di dominio e di rapina: venire a sfruttare, per poi andarsene con le valigie piene, lasciandosi dietro la degradazione e la povertà della gente del posto, che si ritrova immiserita e con il proprio territorio devastato e contaminato”.

Difficoltà

Monsignor Hummes sostiene che le resistenze arrivano dal mondo delle imprese, dai governi e dall'interno della stessa Chiesa. “L'evangelizzazione dei popoli indigeni deve mirare a suscitare una Chiesa indigena per le comunità indigene: nella misura in cui accolgono Gesù Cristo, esse devono poter esprimere quella loro fede tramite la loro cultura, identità, storia e spiritualità- puntualizza il relatore generale dell’assise episcopale-. L'industria, l'agricoltura e molte altre forme di produzione – afferma il porporato – dicono sempre più spesso che la loro attività è 'sostenibile'”. Ma che significa davvero “essere sostenibile”? Significa che tutto quanto estraiamo dal suolo o restituiamo al suolo come residuo non deve impedire alla terra di rigenerarsi e di restare fertile e salubre. È molto importante riconoscere queste resistenze sia nella Chiesa sia al suo esterno, per esempio nei governi, nelle imprese e dappertutto. Dobbiamo discernere come comportarci davanti a queste opposizioni, sapere che fare”.

Nessuna colonizzazione

Hummes ricorda che il Papa “denuncia ogni forma di neocolonialismo ed esorta la Chiesa a non viverne lo spirito e la pratica nella sua missione evangelizzatrice. Quello del Papa è un richiamo a non fare della Chiesa in Amazzonia una colonizzatrice, a non proporsi di colonizzare i popoli indigeni riguardo alla loro fede, alla loro spiritualità e alla loro esperienza di Dio”. E, aggiunge, “gli interessi economici e il paradigma tecnocratico avversano qualsiasi tentativo di cambiamento e sono pronti a imporsi con la forza, violando i diritti fondamentali delle popolazioni nel territorio e le norme per la sostenibilità e la tutela dell'Amazzonia, ma noi non dobbiamo arrenderci. Sarà necessario indignarsi. Non in modo violento, ma certamente in maniera decisa e profetica”.