Alce Nero potrebbe essere santo

L'ultima conferenza dei vescovi americani, svolta a Baltimora, ha segnato l'avvio di un processo di canonizzazione davvero speciale: la persona indicata per essere elevata agli onori degli altari, infatti, è nientemento che il grande capo dei Lakota Sioux Big Elk, meglio conosciuto con il nome tradotto di Alce Nero. L'uomo di medicina degli Oglala (un wichasha wakan, unleader spirituale), tra i più noti guerrieri pellerossa della storia, si convertì alla fede cattolica nel 1903, circa due anni dopo la morte di sua moglie Katie, già battezzata come cristiana: da quel momento, la vita del Sioux si articolerà totalmente sui dettami della religione, vissuta nel rispetto dei carismi della sapienza e dell'evangelizzazione. Grazie ai suoi insegnamenti, la Bibbia diventerà sempre più diffusa nella sua tribù e anche il numero dei pellerossa battezzati salirà considerevolemente.

Da Little Bighorn verso la fede

Il suo esempio di vita cristiana, secondo i vescovi americani, sarà alla base dell'iter di canonizzazione di Alce Nero il quale, in caso, diverrebbe il secondo pellerossa a raggiungere il titolo di santo della Chiesa cattolica: nel 2012, infatti, Papa Benedetto XVI aveva santificato Kateri Tekakwitha, figlia di un capo irochese e considerata padrona del Canada, una delle pochissime persone native dell'America a essere proclamata santa. La sua storia affonda le radici ben prima della nascita di Alce Nero, nei decenni che seguirono le prime colonizzazioni europee nel Nord America: Kateri, resa sfigurata dal vaiolo, visse la sua fede in un convento di gesuiti con voto di perpetua verginità, dedicando la sua vita al lavoro e alla preghiera. La storia del capo Lakota, però, è molto diversa: a soli 12 anni prese parte alla battaglia di Little Bighorn, nella quale i guerrieri Sioux, guidati da Toro Seduto e Cavallo Pazzo, inflissero una delle più dure sconfitte all'esercito americano, annientando il Settimo cavalleggeri del tenente-colonnello Custer.

Wounded Knee e la conversione

Ma la grande imposizione del 1876 rimarrà solo un ricordo, ben meno vivido del Massacro di Wounded Knee, del quale fu testimone: in quel tragico giorno di dicembre del 1890, uno squadrone di cavalleria trucidò 300 indiani inermi, tra i quali il capo Big Foot, consumando uno degli episodi più drammatici delle Guerre Sioux. Fu probabilmente questo evento tragico a segnare lo spartiacque fra la sua vita di guerriero e l'inizio del suo percorso nella fede cristiana, iniziato di fatto dopo il suo primo matrimonio e proseguita con una vita, da quel momento come prima di allora, dedicata interamente al suo popolo. Morirà nel 1950 con il nome di Nicholas, avuto il giorno del suo battesimo avvenuto proprio nel giorno di San Nicola. La sua canonizzazione, sulla quale permane qualche dubbio legato al suo percorso di conversione, è stata richiesta da alcuni suoi discendenti nel marzo del 2016, i quali hanno presentato una richiesta formale al vescovo di Rapid City, nel Sud Dakota. A ottobre, è stata avviata la raccolta delle testimonianze sulla sua vita che, qualora ne comprovassero le virtù, potrebbero dare l'ufficiale via al processo verso gli altari.