Daniela Drei (Apg23): “Gli anziani? Ponte tra passato e futuro”

Un ponte tra passato e futuro. Così Daniela Drei, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, definisce gli anziani. Lei, ormai dal 2004 è responsabile della “Casa dei nonni“, a Forlì, dell'associazione fondata da don Oreste Benzi, un centro diurno intergenerazionale: anziani, bambini, adolescenti e adulti si incontrano per combattere quel mostro chiamato solitudine che troppo spesso incombe su chi può vantare un'argentea chioma. Spesso lasciati soli a casa o considerati un peso, in questi giorni gli anziani sono stati protagonisti di un congresso che si è svolto in Vaticano, fortemente voluto da Papa Francesco e organizzato dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. E' la prima volta che la Santa Sede organizza un evento del genere, il cui scopo è quello di riflettere sull'importanza che questa fetta di umanità ha per la Chiesa e per la società. In Terris ha intervistato Daniela Drei dell'Apg23 per approfondire l'argomento.

Daniela, può spiegarci cos'è la “casa dei nonni”?
“La casa dei nonni è un centro aggregativo intergenerazionale che ha come scopo quello di far stare insieme anziani autosufficienti e parzialmente autosufficienti. L'obiettivo è quello di contrastare la solitudine. Si chiama intergenarazionale perchè ospitiamo anche per bambini delle scuole materne che fanno attività con i nonni. Vengono a mangiare da noi, anche dei giovani. La particolarità della casa dei nonni è di essere all'interno di una parrocchia, abbiamo molti volontari, oltre a noi operatori della Comunità Papa Giovanni XXIII. A volte vengono a fare servizio anche degli scout. Questa intergenerazionalità è un valore aggiunto. In molti ci chiedono perché come Apg23 non facciamo un centro residenziale, ma questo non sarebbe nel nostro stile. Noi proponiamo la modalità del centro diurno in modo che gli anziani, la sera, possano tornare dai loro cari. In più, noi come operatori, ci rendiamo disponibili, quando la famiglia ha bisogno di un periodo di riposo o vanno via per una breve vacanza, portiamo gli anziani a casa nostra. Abbiamo visto che questa soluzione li disorienta di meno”

Di cosa hanno bisogno le persone anziane?
“Come tutte le persone ha bisogno di essere amata e sentirsi bene. Dal momento che c'è un'accoglienza e un benvolere da parte delle persone con cui sta, rifiorisce. Ai giorni nostri, a mio avviso, c'è molta solitudine, c'è bisogno di relazione,  di stare insieme ad altra gente per ritrovare anche dei motivi di vita. Molti anziani rimangono soli perché i figli lavorano fuori, purtroppo abbiamo avuto esperienze di persone anziane che non parlavano con nessuno per tutta la settimana. Abbiamo notato che c'è questo bisogno di stare insieme agli altri e condividere la quotidianità per sentirsi ancora vivi”.

Molto spesso, le persone anziane non vengono considerare, anzi vengono viste come un peso. Ma quanto è importante la figura del nonno o della nonna per la nostra società?
“Noi partiamo sempre da quello che diceva don Oreste, il fondatore della nostra associazione, che era molto profetico. Ripeteva spesso due frasi: “Il ricovero dei vecchi è il cuore dei figli”, questo per significare che il luogo dove dovrebbero stare gli anziani è con i loro figli. L'altra era: “Facciamo diventare ogni anziano un nonno”, quasi a significare che in fondo la vocazione di ogni anziano è quella di essere un po' nonno. C'è proprio bisogno di questa figura perché gi anziani sono molti saggi, hanno un bagaglio enorme in termini di esperienza di vita che possono solo fare bene ai più giovani e, in particolare, dalle loro parole si posono trarre anche delle soluzioni nuove ai problemi. E' una figura che fa da ponte tra il passato e il futuro, è molto importante non perderla”. 

Oggi si chiude in Vaticano il primo Cogresso internazionale di pastorale degli anziani voluto da Papa Franceso. Cosa ne pensi? 
“La cosa bella che mi è rimasta è che per la prima volta si è deciso di puntare l'attenzione su questa fascia di età che fino ad ora non era mai stata considerata, questo anche perchè la vita si è allungata negli ultimi cinquanta anni. E' una fetta di umanità nuova su cui porre l'attenzione e che può essere una grande risorsa per la Chiesa. L'altra cosa che ho molto è che al congresso hanno partecipato anche nazioni estere, quindi è un tema caro non solo all'Italia. L'organizzatore Vittorio Scelzo, uno dei responsabili dell'ufficio per gli anziani creato all'interno del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, ci ha comunicato che su 550 iscritti, 160 venivano dal Brasile. Ho trovato una bella comunione di intenti”.

Cosa potrebbe fare di più lo Stato per tutelare gli anziani?
“Ci sarebbe bisogno, prima di intervenire nelle situazioni di difficoltà già esistenti, di fare opera di prevenzione per evitare la solitudine, che crea invecchiamento precoce. Lo Stato dovrebbe appoggiare molto quelle associazioni che si impegnano per pensare a qualche soluzione nuova, io penso che non bastino più le case di riposo o le circoscrizioni che riunivano glia anziani. Bisogna cominciare a pensare a rimedi nuovi, sta emergendo anche il cohousing, persone che decidono di andare a vivere insieme ed aiutarsi a vicenda. Questa potrebbe essere una delle soluzioni da incentivare, ancora prima che inizi il decadimento della persona”. 

Chi potrebbe essere un testimonial della terza età?
“Mi viene da dire Papa Francesco: lui è il vero nonno per eccellenza. Porta una grande testimonianza, è molto vitale e anche se non sembra ha la sua età. Nel mondo dello spettacolo penso a Lino Banfi, che ha interpretato nonno Libero nella fiction di Rai 1 “Un medico in famiglia”.