Trattative a Minsk, ultimatum di Mosca. Zelensky: “E’ un genocidio”

Negoziati a Minsk, la Russia chiede una risposta. Zelensky denuncia: "Hanno mentito sul fatto che non avrebbero toccato i civili"

Volodymyr Zelensky
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

Sì alle trattative ma non a Minsk. E’ stato chiaro il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, tutt’altro che intenzionato a incontrare Vladimir Putin sul terreno neutro della capitale bielorussa. Apertura al dialogo quindi ma in contesti più estranei all’influenza di Mosca. Baku, Varsavia, persino Istanbul: è lo stesso Zelensky a indicare i possibili teatri del potenziale incontro chiarificatore, che al momento appare l’unica strada per una tregua. In Ucraina, infatti, si continua a combattere. E dall’estero iniziano ad arrivare armi.

Zelensky: “I russi hanno mentito”

Fra obiettivi civili colpiti e disparità di forze militari in campo, il presidente ha chiaramente parlato di un genocidio in corso: “Hanno mentito sul fatto che non avrebbero toccato i civili, ma dalle prime ore dell’invasione le truppe russe hanno attaccato le infrastrutture civili. Hanno deliberatamente scelto tattiche per colpire le persone e tutto ciò che rende la vita normale”.

Assedio a Kharkiv

Nel frattempo, da Mosca arriva l’ultimatum a Kiev. La risposta alle trattative dovrà arrivare entro le 13, altrimenti l’Ucraina “sarà responsabile dei prossimi eventi”. Parola del parlamentare russo Leonid Slutsky, citato dalla Tass. Ennesimo aut aut al governo ucraino che, a breve, dovrà decidere se aprire o meno ai colloqui in Bielorussia. Un’opzione scartata dal premier Zelensky ma che, a breve, potrebbe riacquistare quota. Anche perché l’invasione russa non si ferma. Si continua a combattere a Kharkiv, seconda città dell’Ucraina, dove sarebbero stati colpiti anche dei gasdotti. In città, un palazzo di nove piani è stato centrato da un missile russo, provocando un morto e 20 evacuati. Altri 60 residenti si sono salvati rifugiandosi in uno scantinato. I bombardamenti sulla città proseguono, proprio mentre le forze politiche dibattono sui possibili negoziati. Un’avanzata che, a ogni modo, secondo i governi europei non avrebbe sortito gli effetti sperati. La resistenza degli ucraini prosegue a oltranza e la strategia della guerra-lampo sembra non essere andata in porto.

Isolazionismo economico

Il conto, tuttavia, inizia a essere devastante. Secondo l’Onu, almeno 64 civili sarebbero rimasti uccisi dall’inizio dell’invasione, per un totale di 240 persone colpite. Senza contare i danni apportati alle infrastrutture, che avrebbero privato centinaia di migliaia di cittadini di energia elettrica e acqua. Intanto, si combatte anche sul fronte economico: sembra in dirittura d’arrivo l’esclusione della Russia dal circuito Swift, mentre Zelensky ha chiesto a Visa e Mastercard di disconnettere gli utenti russi. Si punta a un isolazionismo economico che, almeno per il momento, non sembra fermare l’eco delle bombe.