Zelensky: “Non cederemo il Donbass”. Trappole-killer a Trostianets

Il presidente ucraino ribadisce la volontà di tenere il fronte orientale: "Non possiamo perdere questa battaglia". Medvedv: "Il default della Russia coinvolgerebbe l'Europa"

Volodymyr Zelensky Donbass

“La battaglia per il Donbass per noi è molto importante”. E l’intenzione è quella di non cedere il territorio alla Russia. Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha ribadito ancora un volta la volontà del suo Paese di non arretrare sul fianco orientale. Parlando alla Cnn, qualche giorno fa, il presidente ha insistito sull’importanza del territorio e della battaglia in corso, sostenendo di non fidarsi “dell’esercito e della leadership russi”. Giunti al cinquantatreesimo giorno di guerra, la strada della diplomazia appare sempre più in salita. Nelle ultime settimane, finatti, nessun colloquio ad alto livello è stato sostenuto fra Ucraina e Russia, come sostenuto dal ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba. Il quale, parlando alla Cbs, ha spiegato che “le consultazioni possono continuare a livello di espert”. La causa principale sarebbe legata a quanto emerso negli ultimi giorni a Bucha e nelle altre città coinvolte in possibili crimini di guerra.

Mariupol, linea rossa

La possibile linea rossa indicata da Zelensky sarebbe quindi la città di Mariupol. Sarà il centro urbano maggiore dell’oblast’ di Doneck a decidere i nuovi equilibri delle guerra in corso. Secondo il ministro Kuleba, sarebbe in corso una nuova offensiva, ancora più decisa della precedente. “La città non esiste più. Quel che resta dei militari ucraini ed un grande gruppo di civili sono circondati di fatto dalle forze russe. Loro continuano a lottare, ma sembra dal modo in cui si stanno comportando i russi a Mariupol è che hanno deciso di radere al suolo la città ad ogni costo”. Al momento, sia a livello militare che civile, la situazione sarebbe “straziante”. Il Ministero della Difesa russo ha lanciato un ultimatum anche alla resistenza ucraina asserragliata all’interno dell’acciaieria di Azovstal, spiegando che “se continuano a opporre resistenza, saranno tutti eliminati”.

Trappole a Trostianets: cinque morti

La violenza, però, prosegue anche oltre i confini di Mariupol. Secondo quanto riferito a Channel 24 dal sindaco di Trostianets, Yurii Bova, cinque bambini sono rimasti uccisi da mine e trappole posizionate dai soldati russi. La città si trova nella regione di Sumy, nell’area nord-orientale del Paese. Un’area in cui, secondo le autorità ucraine, sarebbero state ritrovate numerose mine lasciate dall’esercito russo. Inoltre, nella città di Kherson, sarebbe stato aperto il fuoco su dei ragazzi in fila per il pane, provocando un morto. Nel frattempo, l’Occidente continua a lavorare sulla via dell’isolamento dell’economia russa. Una condizione che, secondo il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dimitrij Medvedev, “potrebbe comportare il default dell’Europa”.