WWF: “In 50 anni, distrutto il 69% di fauna selvatica. Minacciato il benessere dell’umanità”

Il WWF lancia un appello in vista dell'imminente COP15 del prossimo dicembre: "ci aspettiamo un ambizioso accordo" in grado di invertire la perdita di biodiversità

Mountain Gorilla (Gorilla beringei beringei) in the Virunga National Park. Democratic Republic of the Congo (Fonte: @WWF)

Le popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci sono calate in media del 69% dal 1970, nel mondo, e in America Latina e nei Caraibi la perdita di fauna selvatica ha raggiunto il 94%.

Lo evidenzia il Living Planet Report (LPR) 2022 del World Wildlife Fund (WWF) che monitora quasi 32.000 popolazioni di 5.230 specie di vertebrati ogni anno dal 1961.

Il WWF lancia un appello in vista dell’imminente COP15 del prossimo dicembre: “ci aspettiamo un ambizioso accordo” in grado di invertire la perdita di biodiversità.

“Una doppia emergenza, il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, minaccia il benessere delle generazioni attuali e future”, dichiara il direttore generale del Wwf, Marco Lambertini.

Il Wwf si è detto “estremamente preoccupato da questi nuovi dati che mostrano un calo devastante delle popolazioni di fauna selvatica, in particolare nelle regioni tropicali che ospitano alcune delle aree più ricche di biodiversità al mondo”.

Il Living Planet Report 2022 del WWF

Fra le specie monitorate dal Living Planet Report 2022 ci sono i delfini rosa di fiume dell’Amazzonia, le cui popolazioni sono crollate del 65% tra il 1994 e il 2016 nella Riserva brasiliana di Mamirauá.

Ci sono poi i gorilla di pianura orientale, il cui numero ha subito un declino stimato dell’80% nel Parco nazionale di Kahuzi-Biega, nella Repubblica Democratica del Congo, tra il 1994 e il 2019, e i cuccioli di leone marino dell’Australia meridionale e occidentale, il cui numero è calato di due terzi tra il 1977 e il 2019.

Complessivamente, come gruppo di specie, la riduzione maggiore riguarda le popolazioni d’acqua dolce monitorate, diminuite in media dell’83% a causa della perdita di habitat e delle barriere alle rotte migratorie.

Le cause del disastro ambientale

Secondo il Living Planet Report, le principali cause del declino delle popolazioni di fauna selvatica sono molteplici. Si va dai cambiamenti nell’uso del suolo e del mare allo sfruttamento eccessivo di piante e animali, dal cambiamento climatico all’inquinamento e alle specie aliene invasive, alle minacce provenienti da agricoltura, caccia e bracconaggio, e deforestazione, particolarmente gravi ai tropici. I punti in cui si concentra l’inquinamento sono particolarmente allarmanti in Europa.

La minaccia del cambiamento climatico

A meno che non limitiamo il riscaldamento globale a meno di 2°C, o preferibilmente 1,5°C, è probabile che il cambiamento climatico diventi la causa principale della perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi nei prossimi decenni.

Il rapporto del Wwf infatti indica che solo aumentando gli sforzi di conservazione e ripristino sarà possibile mitigare la doppia crisi di clima e natura. Il che significa produrre e consumare, in particolare il cibo, in modo più sostenibile e decarbonizzare rapidamente e profondamente tutti i settori.

Di Tizio: “Trasformare radicalmente la nostra cultura e la nostra società”

“Il Living Planet Report 2022, alla sua 14° pubblicazionespiega il Presidente WWF, Luciano di Tizio fornisce una panoramica dello stato della biodiversità, dei suoi stretti legami con la crisi climatica, dei fattori umani che la causano e delle potenziali soluzioni a favore della nostra stessa sopravvivenza e benessere”.

“Il Report mira quindi a supportare i governi, le comunità, le imprese e le organizzazioni a prendere decisioni a supporto della natura e delle persone: una finestra di opportunità (sempre più stretta) per ripristinare la nostra relazione interrotta con il mondo naturale e offrire un futuro più sano e sostenibile per tutti”.

Senza un cambiamento strutturale nelle nostre politiche, economie e abitudini, quasi nessuno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) potrà essere raggiunto. Per invertire la perdita di natura e garantire un futuro più sicuro e sano per tutti è indispensabile dimezzare l’impronta globale di produzione e consumo entro il 2030. Abbiamo bisogno di trasformare radicalmente la nostra cultura e la nostra società”.

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