Draghi e Cartabia al carcere di Santa Maria Capua Vetere: “La detenzione deve essere recupero”

In conferenza stampa gli interventi del capo del governo e del Guardasigilli, che hanno affrontato i principali problemi dei penitenziari italiani

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Il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro della Giustizia Marta Cartabia si sono recati in visita al carcere di “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere, oggetto di un’indagine sulle violenze nei confronti dei detenuti. Al termine, il capo dell’esecutivo e il Guardasigilli sono intervenuti in conferenza stampa.

“Carceri inizio nuovo percorso di vita”

“Venire in questo luogo oggi significa guardare da vicino per iniziare a capire. Quello che abbiamo visto negli scorsi giorni ha scosso nel profondo le coscienze degli italiani. E, come ho appreso poco fa, ha scosso nel profondo la coscienza dei colleghi della polizia penitenziaria che lavorano con fedeltà in questo carcere”, ha esordito il premier.

Che ha proseguito affermando che “il Governo non ha intenzione di dimenticare. Le proposte della Ministra Cartabia rappresentano un primo passo che appoggio con convinzione”. “Non può esserci giustizia dove c’è abuso e non può esserci rieducazione dove c’è sopruso”, ha aggiunto.

Il presidente ha fatto riferimento al problema del sovraffollamento nelle carceri italiane, per cui il nostro Paese è stato condannata due volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. “Ci sono quasi tremila detenuti in più rispetto ai posti letto disponibili”. “Sono numeri in miglioramento, ma comunque inaccettabili” ha continuato il capo del governo, spiegando che “ostacolano il percorso verso il ravvedimento e il reinserimento nella vita sociale, obiettivi più volte indicati dalla Corte Costituzionale”.

“Le carceri devono essere l’inizio di un nuovo percorso di vita”, ha detto in conclusione il presidente del Consiglio. “La detenzione deve essere recupero, riabilitazione. Gli istituti penitenziari devono essere comunità. E dobbiamo tutelare, in particolare, i diritti dei più giovani e delle detenute madri. L’Italia, questo Governo, comunità di Santa Maria di Capua Vetere, vogliono accompagnarvi”.

“Rimuovere le cause”

Nel suo intervento il ministro della Giustizia ha definito gli eventi dello scorso 6 aprile 2020 “atti di ingiustificabile violenza e intimidazione” che “quegli atti sfregiano la dignità della persona umana che la Costituzione pone come vera pietra angolare. Il carcere è un luogo dolore, sofferenza, luogo di pena, ma non sia mai un luogo di violenze e umiliazioni”.

“Quello che è accaduto deve trovare i suoi responsabili ma noi siamo qui perché i gravissimi fatti accaduti richiedono una presa in carico collettiva dei problemi di tutti i nostri istituti penitenziari affinché non si ripetano atti di violenza contro i detenuti o contro gli agenti di polizia penitenziaria”, ha dichiarato Cartabia. Poi ha aggiunto che “non basta condannare l’accaduto, occorre rimuoverne le cause più profonde e creare le condizioni ambientali affinché tutto ciò non si ripeta e la pena sia sempre più in linea con la finalità che la Costituzione le assegna”.

Anche il Guardasigilli ha affrontato il problema del sovraffollamento, definendolo “il primo e più grave”, evidenziando i numeri della casa circondariale “Francesco Uccella”: “Anche a Santa Maria Capua Vetere, le presenze superano di un centinaio il numero massimo: su una capienza di 809 posti, 905 sono i detenuti presenti”.

Ancora il ministro ha detto: “Oggi  a questo problema occorre far fronte con una strategia che operi su più livelli: strutture materiali, interventi normativi, personale, formazione”.

Sul tema dell’edilizia carceraria, Cartabia ha dichiarato che “nell’ambito dei fondi complementari al Pnrr, è stata prevista la realizzazione di otto nuovi padiglioni. Qui, l’intervento di ampliamento è previsto in un’area verde non attrezzata e fino ad ora non utilizzata. È un ampliamento che riguarda tanto i posti disponibili, le camere quanto gli spazi trattamentali: questo è un aspetto su cui abbiamo corretto precedenti progetti. Nuove carceri, nuovi spazi, non può significare solo posti letto”.

In merito al personale che lavoro all’interno delle carceri, il ministro ha detto: “Occorre rimediare alla grave diminuzione del personale che si è verificato nel corso degli anni, provvedendo immediatamente a nuove assunzioni e possibilmente incrementare l’organico della polizia penitenziaria, senza dimenticare gli educatori, i dirigenti e tutto il personale, anche dell’esecuzione penale esterna. I concorsi in atto e quelli già programmati non saranno sufficienti nemmeno a coprire il turn over. Servono anche finanziamenti per la videosorveglianza capillare e per le attrezzatture specifiche degli agenti e più fondi per la formazione permanente”. “La carenza di personale sovraccarica di ulteriori responsabilità quello in servizio e lo sottopone a condizioni di stress, se non a situazioni di rischio”, ha detto ancora Cartabia.

Infine, il ministro della Giustizia ha parlato di quelle che ha definito “forme di punizione diverse dal carcere”. “La Costituzione parla di “pene” al plurale, la pena non è solo carcere. Senza rinunciare alla giusta punizione degli illeciti, occorre procedere sulla linea, che già sta generando molte positive esperienze, anche in termini di prevenzione della recidiva e di risocializzazione, attraverso forme di punizione diverse dal carcere come i lavori di pubblica utilità“, ha spiegato Cartabia.