L’Università di Kiev “prevede” il futuro della Russia: difficoltà economica e boom di occupati

Le previsioni per l'economia russa non sono le più rosee secondo la Kyiv School of Economics: ecco cosa pensano che accadrà

Le sanzioni occidentali continuano a stringere la loro morsa intorno all’economia russa che, dopo aver mostrato resilienza nei mesi successivi all’invazione ucraina, nella parte restante del 2022 e per tutto il 2023 sarà in grande difficoltà.

Lo studio

Lo rivela uno studio della Kyiv School of Economics, secondo cui il prossimo anno la Russia subirà un calo dei ricavi da petrolio e gas di “oltre il 40%”. Ovvero, “da circa 330 miliardi di dollari nel 2022 a 190 miliardi di dollari entro la fine del 2023”, per toccare i “150 miliardi di dollari all’anno entro la fine del 2023”. Un livello che lo studio definisce “critico” per l’erario russo. Lo studio prevede inoltre un boom di disoccupati.

Le “previsioni” (poco rosee) economiche per la Russia

“Una volta che le entrate da petrolio e gas scenderanno al di sotto di un livello critico – che sembra essere di circa 150 miliardi di dollari all’anno – l’equilibrio esterno richiederà un ampio ricorso alle riserve internazionali e/o un forte aggiustamento del tasso di cambio del rublo”, sostiene lo studio, che ha utilizzato dati provenienti da fonti quali il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l’Agenzia Internazionale dell’Energia e la Banca Centrale Russa. “In pratica, pensiamo che le autorità russe si troverebbero di fronte alla difficile scelta tra lasciare che il rublo si indebolisca e accettare una riaccelerazione dell’inflazione, che comprimerà i redditi reali, o attuare un forte inasprimento della politica, come si è visto questa primavera, per indebolire i deflussi e sostenere il rublo, rallentando l’economia”. Il documento, visionato dall’ANSA, ricorda che, secondo l’agenzia statistica russa Rosstat, nel secondo trimestre del 2022 l’economia russa ha subito una contrazione del 4,9% annua. “Una debole performance se si confronta con la forte crescita di altri esportatori di petrolio e gas, come il +11,8% annuo registrato dall’Arabia Saudita nel secondo trimestre del 2022. Infatti il direttore di Sberbank ha dichiarato che potrebbero essere necessari dieci anni per riportare il Pil russo al livello del 2021”. Le sanzioni avrebbero insomma colpito nel segno, contribuendo a creare “quasi 4 milioni di disoccupati nel 2022”, provocando “un crollo negli stipendi reali” nonché “un assalto alle banche”, dato che i russi nei primi sei mesi del 2022 hanno ritirato l’equivalente di oltre 20 miliardi di dollari dai conti correnti per avere i contanti a casa. “Con il rublo sotto pressione – nota lo studio – la capacità della Russia di condurre la sua guerra contro l’Ucraina si indebolirà. E se l’Europa smetterà di acquistare il gas russo le entrate russe di petrolio e gas l’anno prossimo scenderanno a un livello criticamente basso”.