Ucraina, l’arcivescovo di Kiev: “Torture e omicidi in chiesa”

L'arcivescovo maggiore di Kiev, mons. Sviatoslav Shevchuk: "Una chiesa utilizzata come luogo di interrogatorio e tortura". Rubate sostanze radioattive da Chernobyl

Chernobyl reattori rubati

Gli appelli al dialogo si infrangono sul muro della disumanità. Le notizie che, negli ultimi giorni, sono arrivate dall’Ucraina hanno mostrato per l’ennesima volta quanto il volto della guerra possa essere brutale. I corpi dei civili scoperti a Bucha e Buzova, alle porte di Kiev, hanno acceso i riflettori su possibili crimini di guerra commessi dai soldati russi durante l’occupazione. E, al netto delle smentite arrivate da Mosca, la condanna del mondo è arrivata in modo unanime. Anche perché gli orrori continuano a emergere, giorno dopo giorno. Nelle scorse ore, il funzionario della cittadina di Buzova ha reso noto il ritrovamento di una cinquantina di cadaveri nel raggio di circa 6 chilometri sulla strada che porta alla capitale. E, solo pochi giorni fa, i bombardamenti di Borodyanka e Kramatorsk avevano provocato decine di vittime nel giro di qualche attimo.

Ucraina, la denuncia dell’arcivescovo

Ma le atrocità di una guerra violenta e logorante non sarebbero finite. L’arcivescovo maggiore di Kiev, mons. Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha reso nota la scoperta di crimini che sarebbero stati commessi dagli occupanti russi addirittura dentro delle chiese. Il presule si riferisce al villaggio Lukashivka, in cui sorge la chiesa ortodossa dell’Ascensione del Signore. La quale, secondo Shevchuk, sarebbe stata profanata dagli occupanti, che ne avrebbero fatto dapprima la loro sede e, in seguito, luogo di interrogatorio e tortura. L’arcivescovo ha denunciato l’accaduto in un videomessaggio, ricordando che “quelli che si proclamano cristiani ortodossi hanno profanato il tempio. E il tempio dove deve essere onorato il nome di Dio, è stato trasformato in un luogo di tortura, umiliazione e omicidio”.

Furto a Chernobyl

E dall’Ucraina arriva anche un nuovo allarme, legato alla possibile estensione nucleare del conflitto. L’Agenzia statale che gestisce l’area della centrale nucleare di Chernobyl, ha fatto sapere di aver scoperto il furto di “133 sostanze altamente radioattive” non meglio precisate, le quali sarebbero state sottratte durante l’occupazione russa. La notizia, diramata sui social e citata dalla Bbc, ha destato l’attenzione della Comunità internazionale: le sostanze sarebbero state sottratta da alcuni laboratori di ricerca e sarebbero tanto pericolose da poter sortire effetti deleteri su chi le sta gestendo. Al momento, riferisce l’Agenzia, “il posto in cui si trovano è sconosciuto”.