Turchia: presidenzialismo alla prova del voto, Erdogan si gioca tutto

Al termine di una campagna elettorale infuocata, nella quale non ha risparmiato feroci attacchi all’Europa, Recep Tayyip Erdogan attende il risultato delle urne per capire se la riforma per il presidenzialismo troverà il sostegno del popolo turco. In caso di vittoria il “Sultano” potrebbe restare al potere fino al 2034.

Appello

Negli ultimi giorni, la tendenza si è rovesciata a favore del ““, dopo una partenza in sordina. Ma per i sondaggi quello di oggi sarà un testa a testa. Di certo, fino all’ultimo il presidente non si è risparmiato nei comizi. Con il silenzio elettorale scattato solo nel tardo pomeriggio di sabato, ha parlato in 4 diversi quartieri di Istanbul, su entrambe le sponde del Bosforo, scegliendo quelli dove si stimano più indecisi. “Domani (oggi ndr) è molto importante, dovete assolutamente andare a votare. La nuova Costituzione porterà la fiducia e la stabilità che serve al Paese per crescere”, ha ribadito Erdogan, rivolgendosi anche agli elettori degli altri partiti. “È un sì per una nazione, una bandiera, una patria, uno “tato”, è tornato a ripetere, pensando soprattutto ai voti decisivi dei nazionalisti.

Opposizioni

“La Turchia è a un bivio. Domani prenderemo la nostra decisione. Vogliamo un sistema parlamentare democratico o il governo di un uomo solo?”, è stato l’appello finale da Ankara di Kemal Kilicdaroglu, leader del principale partito di opposizione, i kemalisti del Chp, mentre migliaia di attivisti per il “no” sfilavano lungo il Bosforo con in mano le bandiere rosse con la Mezzaluna della Turchia. Chiusura a Diyarbakir, “capitale” del sud-est, per il partito filo-curdo Hdp, che ha chiesto un “no” per “la pace, la libertà e la democrazia”, dopo una campagna irta di ostacoli.

Denunce

Come rilevato dagli osservatori internazionali dell’Osce, oltre 140 suoi rappresentanti di lista, che in Turchia sono gli unici a poter presenziare allo spoglio, sono stati rimossi d’ufficio. Gli attivisti del “no” hanno inoltre denunciato oltre 100 episodi di violenze e intimidazioni. Su tv e giornali, indicano i dati, è stata preponderante la presenza di Erdogan e dei suoi, specie dopo l’eliminazione con un decreto dello stato d’emergenza delle sanzioni previste per le violazioni alla par condicio.

Allerta terrorismo

Ad accompagnare i turchi negli oltre 167 mila seggi sarà anche l’allarme sicurezza. Per il terzo giorno consecutivo, l’antiterrorismo ha compiuto retate in grande stile per arrestare presunti militanti dell’Isis sospettati di preparare “attacchi sensazionali” contro le urne. Nelle ultime ore, a Istanbul sono finite in manette 47 persone, tra cui 41 foreign fighter, alcuni accusati anche di legami con l’attentatore uzbeko di Capodanno al nightclub “Reina”. Durante il voto il dispiegamento di forze sarà massiccio, con 380 mila agenti in tutto il Paese, 34 mila solo a Istanbul. Altri 17 mila saranno a guardia delle infrastrutture strategiche, per evitare i rischi di black out, che in passato avevano scatenato dubbi sulla correttezza dello spoglio. Nel sud-est a maggioranza curda, saranno impegnate anche 50 mila “guardie del villaggio“: una presenza che i curdi dell’Hdp contestano come intimidatoria verso i propri elettori.