Sesso in cambio di esami all’università

Sono intervenute le forze dell'ordine che hanno interrogato il docente. Questo ha deciso di dimettersi

Per superare gli esami, un professore avrebbe chiesto ai suoi ai suoi allievi delle prestazioni sessuali. Questi sono stati i destinatari di una serie di decreti di perquisizione eseguiti stamani dalla Guardia di finanza di Napoli nell’ambito dell’indagine che ha visto per il docente la notifica di una misura cautelare di sospensione per 9 mesi dalle funzioni, decisa dal gip per evitare la reiterazione del reato. L’uomo, che si è dimesso dall’ateneo Federico II in cui insegnava diritto processuale, così come dall’università Giustino Fortunato di Benevento, è già stato sentito dai pm assistito dal suo legale, Claudio Botti, fornendo una sua versione dei fatti. Le sue “vittime” e complici sono sia ragazzi che ragazze, pienamente consenzienti per gli inquirenti ad avere rapporti sessuali (nessun caso di violenza sessuale, precisano fonti investigative), purchè lui intercedesse con altri professori in alcuni casi o assicurasse loro direttamente il superamento di esami universitari.

Gli esami e la “preparazione”

Esami sostenuti che, alla luce dell’indagine, potrebbero essere ritenuti nulli, dato che si tratterebbe di un falso, con conseguenze sui percorsi accademici degli studenti. Alcuni ragazzi contattati dal professore si erano invece rifiutati di aderire alle sue richieste. Molti sono stati già interrogati. L’inchiesta è partita da alcuni elementi venuti alla luce mentre i pm indagavano su un altro caso. Sono state documentate condotte non episodiche e reiterate dalla primavera 2019 fino alle prime settimane 2020. Intercettazioni, controllo dei movimenti delle persone, acquisizione di documentazione hanno contribuito a trovare elementi di prova e a differenziare posizioni. Alcuni ragazzi sono indagati per concorso in induzione a dare o promettere utilità, come il professore, altri sono considerati persone offese da condotte di tipo concussivo e tentativi di concussione, e in alcune casi le condotte di concorso in induzione sono ai confini della corruzione tout court, per comportamenti definiti dagli inquirenti molto spregiudicati. C’erano infatti incontri preliminari allo svolgimento degli esami anche non in università. E alcuni esami sono stati sostenuti in università, altri neanche sostenuti. L’indagine continua, e allo stato di cose non ci sono altri docenti coinvolti. Nessuna segnalazione agli organismi dell’ateneo, ma nell’ambiente, nella facoltà di Giurisprudenza, circolava qualche voce su questi comportamenti.