Seggi aperti in Francia per le presidenziali con l’incubo del terrorismo

Una grande incertezza, con quattro degli undici candidati in lizza accreditati per contendersi il ballottaggio senza un vero favorito, e con l’incubo del terrorismo che incombe sui seggi. E’ lo scenario delle elezioni presidenziali in Francia, per le quali le urne si sono aperte questa mattina .

Elezioni blindate

L’assalto degli Champs Elyees influenzerà senza dubbio il voto degli elettori ma non è chiaro se, come ipotizza il presidente americano Trump, a beneficiarne di più sarà la candidata del Front National Marine Le Pen, che vuole chiudere le frontiere agli immigrati e uscire dall’euro. La paura è stata alimentata da quanto accaduto ieri alla Gare du Nord, dove un uomo ha puntato un coltello contro una pattuglia di gendarmi, scatenando il panico tra centinaia di persone in fuga. I gendarmi, armi in pugno, hanno prima tenuto l’uomo a distanza, poi lo hanno immobilizzato e arrestato.  Sembra che l’uomo si aggirasse con il coltello in mano perché “temeva per la sua vita” ma non avrebbe mai assunto un atteggiamento davvero minaccioso e quando i gendarmi gli hanno ordinato di stendersi a terra non ha opposto alcuna resistenza. Tuttavia l’episodio è sintomatico del clima di timore che attanaglia la Francia. Gli stessi 007 hanno diramato una nota confidenziale entrata in possesso del quotidiano Le Parisien in cui avvertono che la “minaccia jihadista” è “costante e sostanziale” e i seggi sono considerati i luoghi più vulnerabili.  La presenza della polizia nei seggi è ritenuta “indispensabile” e la nota invita a contatti permanenti anche “nelle prefetture e nei lughi di spoglio”. Allerta anche per possibili “violenze urbane dopo l’annuncio dei risultati”, con una particolare attenzione all’eventualità di un ballottaggio tra Le Pen e Jean-Luc Melenchon. Non viene trascurata, infine, la “minaccia informatica”.

I numeri

Sono quasi 47 milioni gli elettori francesi (45,6 milioni in patria e 1,3 milioni residenti all’estero) chiamati alle urne al primo turno e il 7 maggio al ballottaggio, per eleggere l’ottavo presidente della V Repubblica, successore di Hollande che non si è ricandidato dopo un quinquennio da dimenticare. Il capo dello Stato è eletto a suffragio universale diretto, a scrutinio uninominale maggioritario a doppio turno, per un mandato di cinque anni rinnovabile una sola volta. Per essere eletto un candidato deve ottenere la maggioranza assoluta dei suffragi, al primo o al secondo turno. I candidati sono 11. Il record rimane quello delle presidenziali del 2002, quando i candidati in corsa furono 16. I 66.546 seggi si sono aperti alle 8 e chiuderanno alle 19, un’ora più tardi rispetto alle ultime presidenziali. Nelle grandi città seggi aperti fino alle 20 dopo di che inizieranno a essere diffusi i primi risultati.

I sondaggi

Con quasi tre elettori su dieci ancora indecisi, la corsa è apertissima. I candidati che hanno buone chances di superare il primo turno e giocarsi l’Eliseo al ballottaggio sono come detto quattro e si muovono tutti all’interno di una forchetta di cinque punti percentuali. Pochissimo, se si considera il margine di errore messo in conto dagli istituti demoscopici. I due favoriti al primo turno rimangono la leader del Front National, Marine Le Pen e il centrista Emmanuel Macron, che si conferma in prima posizione nelle intenzioni di voto, secondo un sondaggio dell’istituto Elabe per BFMTV e l’Express effettuato il 19 e 20 aprile, dunque prima dell’attacco sugli Champs Elysees. Il candidato centrista otterrebbe il 24% dei voti, stabile rispetto a un’inchiesta analoga realizzata il 16 e 17 aprile. La candidata di estrema destra registra un calo di 1,5 punti con il 21,5%. Il suo vantaggio sugli altri due favoriti si si assottiglia: il candidato del centrodestra, Francois Fillon recupera lo 0,5% e arriva al 20%, mentre quello di estrema sinistra, Jean-Luc Melenchon, fa un balzo di 1,5 punti e si attesta al 19,5%. Staccato e ormai quasi senza chances, stando ai sondaggi, il candidato ufficiale dei socialisti, Benoit Hamon, il “frondista” ex ministro del governo Valls accreditato del 7,5%.

Referendum sulla Ue

Un’altra preoccupazione riguarda l’Europa. Le Pen e Melenchon hanno detto chiaramente di voler far uscire la Francia dalla Ue in caso di vittoria. Il Republicain Fillon si iscrive nella tradizione gollista di un sovranismo critico della costruzione comunitaria, ma non intende rimettere in discussione la permanenza della Francia nell’Ue. Solo l’indipendente centrista Macron rivendica apertamente il suo europeismo. E secondo la maggior parte degli analisti, a differenza della Brexit, l’Ue non riuscirebbe a sopravvivere alla Frexit.