Scoperti a Catanzaro 57 “furbetti del cartellino” – VIDEO –

Rilevati oltre 2.100 episodi di assenteismo per un totale di circa 1.800 ore di servizio non effettuate presso l'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro da parte di dipendenti e dirigenti

La quarantena non scoraggia i furbetti del cartellino, vale a dire quelle persone che invece di andare a lavorare – loro possono farlo… – timbrano il cartellino e poi vanno a fare altro. I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Catanzaro hanno scoperto ben 57 tra dirigenti e dipendenti amministrativi dell‘Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro che, durante l’orario di lavoro, andavano a fare la spesa o, addirittura, a giocare ai videopoker al bar. A tutti è stato notificato l’avviso di conclusione indagini.

Cartellino rosso

L’inchiesta, denominata “Cartellino rosso” è diretta dal pm Domenico Assumma con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore Nicola Gratteri. Le indagini hanno consentito di rilevare oltre 2.100 episodi di assenteismo, di ingiustificato allontanamento dal luogo di lavoro e di falsa attestazione della presenza, per un totale di circa 1.800 ore di servizio non effettuate. Nei confronti di 18 persone fisiche – i 15 sospesi, altri due ex dipendenti dell’Azienda ospedaliera e un ex dirigente dell’Asp tutti ora in quiescenza – è stato anche disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca delle somme di denaro corrispondenti agli stipendi illecitamente guadagnati durante i periodi di indebita assenza, per un importo totale di circa 20.000 euro.

Le accuse

Gli indagati sono accusati di truffa ai danni di un ente pubblico e di fraudolenta attestazione della presenza in servizio. Questo reato, sottolineano gli inquirenti, comporterebbe, tra l’altro, il licenziamento disciplinare senza preavviso per i responsabili delle condotte assenteistiche.

Video sorveglianza

Grazie alla video sorveglianza posta nei locali delle due strutture, si è scoperto il modus operandi dei furbetti. In molti casi, gli indagati si allontanavano dall’ufficio senza alcuna valida ragione. Altre volte, alcuni indagati, anche di rango dirigenziale, consegnavano il badge a colleghi o dipendenti compiacenti, affinché lo utilizzassero al loro posto per far rilevare falsamente la presenza dell’interessato. In un caso, un dipendente è arrivato a coprirsi aprendo l’ombrello all’interno della struttura, per evitare di essere ripreso dalla video sorveglianza. Un’accortezza che però non gli è servita per salvarsi dalla retata.