In questo mese di settembre, il giorno 15 tutta la Chiesa ricorda la Beata Vergine Addolorata, la memoria di questo giorno, prima della riforma liturgica era denominata: “I sette dolori della Beata Vergine Maria”, risale al XIII secolo. I “sette dolori”, fanno riferimento a brani del Vangelo, come riportato da Luca, Marco, Matteo e Giovanni e sono: “La rivelazione di Simeone, la fuga in Egitto, lo smarrimento di Gesù, l’incontro con Gesù sulla via del Calvario, Crocifissione e morte di Gesù, la deposizione di Gesù e la sepoltura di Gesù”.
Il primo documento certo della festa della Beata Vergine Addolorata, proviene da una Chiesa locale, quella di Colonia con il decreto del 22 aprile 1423 del Concilio Provinciale, un sinodo locale, presieduto dal vescovo Teodorico di Colonia. In questo Concilio Provinciale si introduceva la “Commemoratio angustiae et dolorum Maria Virginis”, al venerdì della terza domenica dopo Pasqua, in riparazione degli oltraggi commessi dagli Ussiti, gli appartenenti a movimenti cristiani riformatori nati in Boemia nel XV secolo e seguaci del teologo Jan Hus (1371-1415), nei confronti delle immagini del Crocifisso e della Vergine ai piedi della Croce. Tale festa veniva celebrata soltanto in coro con i primi vespri, e con i secondi vespri, seguendo le note, la storia e l’omelia composte di proposito per la festa stessa. Ciò confermerebbe l’esistenza di testi liturgici precedenti al suddetto Concilio provinciale e risalenti al messale proprio dell’Ordine dei Servi di Maria, i cui sacerdoti si erano stabiliti a Colonia proprio nel XIII secolo.
Nel 1482 il pontefice Sisto IV (1471-1484) componeva e faceva inserire nel Messale Romano, con il titolo di “Nostra Signora della Pietà”, una celebrazione che aveva come riferimento l’evento salvifico di Maria ai piedi della Croce. In seguito tale festa si diffuse in occidente con varie denominazioni: “De transfixione seu martyrio cordis Beatae Mariae”, “De lamentatione Mariae”. “De septem doloribus Beatae Maraiae Virginis”; e in varie date: il venerdì dopo la domenica in albis, il sabato dell’ottava di Pasqua, il venerdì o il sabato dopo la domenica di passione. Ai Servi di Maria, l’Ordine nato a Firenze nel 1233 per opera di sette nobili cittadini, nel 1268 viene concesso di poter celebrare la terza domenica di settembre la “Missa de septem doloribus di B.V.M.”, tale festa fu estesa a tutta la Chiesa latina grazie a Papa Benedetto XIII (1724-1730) il 22 aprile del 1727. Successivamente Pio VII (1800-1823) il 18 settembre 1814 estendeva alla terza domenica dello stesso mese, la festa dei “Sette Dolori” usando il formulario dei Servi di Maria, ma sarà Pio X (1903-1914) nel lontano 1913 a fissarne la ricorrenza al 15 settembre.
L’immagine della Vergine Addolorata, vestita quasi sempre con l’abito nero, con una spada o con sette spade che le trafiggono il cuore, la troviamo in particolar modo nelle chiese dei paesi e dei piccoli centri, dove sovente accompagna Gesù morto nelle processioni del Venerdì Santo, o dei “Misteri”. La pietà popolare da sempre affezionata a quest’immagine ha dato una grande importanza nel corso dei secoli ai Dolori di Maria, si pensi alle varie forme poetiche composte già nel medioevo, quali le laudi, i lamenti, fino alla famosa composizione di Jacopone da Todi (1230/36-1306) “Stabat Mater” nella quale sono inseriti i conosciuti versi: “Stabat Mater dolorosa, iuxta crucem lacrimosa, dum pendebat filius…”. C’è da ricordare che il dolore della Vergine Maria cominciò a essere considerato teologicamente già nel quarto secolo. Scrivono di lei S. Ambrogio (339-397) San Paolino da Nola (354-431) S. Agostino (354-430) e S. Efrem (306-373). Dal VI secolo ci è pervenuto un poema sul martirio del Signore, attribuito a S. Gregorio Nazianzeno (329-390) nel quale ritroviamo versetti commoventi sui dolori della Madonna. Verso la fine del settimo secolo, nella liturgia greca si iniziano a utilizzare gli inni del pianto e delle grida della madre del nostro Salvatore. Gli scrittori Latini del primo Medioevo affermeranno che nessuno sulla terra ha sofferto più della Vergine Maria, con l’eccezione di suo Figlio. Essi sosteranno, inoltre, che Ella ha superato tutti i martiri, perché ha avuto l’amore più grande per Gesù.