Il Papa ai giovani: “Non smettete di cercare la luce tra le oscurità del cuore”

L'omelia pronunciata nella solennità di Cristo Re e in concomitanza con la ricorrenza diocesana della XXXVI GmG

Il Santo Padre Francesco ha presieduto oggi, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. In questa occasione si è svolta anche la ricorrenza diocesana della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù, sul tema: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto” (cfr At 26,16).
Nell’omelia che il Papa ha pronunciato durante la celebrazione eucaristica, infatti, un forte appello è stato rivolto soprattutto ai giovani.

L’Omelia del Santo Padre

Due immagini, tratte dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato, ci aiutano ad accostarci a
Gesù Re dell’Universo. La prima, tratta dall’Apocalisse di san Giovanni e anticipata dal profeta Daniele nella prima Lettura, è descritta dalle parole: «Viene con le nubi» (Ap 1,7; Dn 7,13). Si riferisce alla venuta gloriosa di Gesù come Signore e fine della storia. La seconda immagine è quella del Vangelo: Cristo che sta davanti a Pilato e gli dice: «Io sono re» (Gv 18,37). Ci fa bene, cari giovani, fermarci a contemplare queste immagini di Gesù, mentre iniziamo il cammino verso la Giornata Mondiale del 2023 a Lisbona.
Soffermiamoci allora sulla prima: Gesù che viene con le nubi. È un’immagine che parla
della venuta di Cristo nella gloria alla fine dei tempi: ci fa capire che l’ultima parola sulla nostra esistenza sarà di Gesù. Egli – dice ancora la Scrittura – è Colui che «cavalca le nubi» (Sal 68,5) e nei cieli manifesta la sua potenza (cfr ibid., v. 34-35): è cioè il Signore che viene dall’alto e non tramonta mai, è Colui che resiste a ciò che passa, è la nostra eterna incrollabile fiducia. Questa profezia di speranza illumina le nostre notti. Ci dice che Dio viene, è presente, è all’opera e volge la storia verso di Lui, verso il bene. Viene “con le nubi” per rassicurarci, come a dire: “Non vi lascio soli quando la vostra vita è avvolta da nubi oscure. Io sono sempre con voi. Vengo per rischiarare e far risplendere il sereno”.
Il profeta Daniele, però, specifica di aver visto il Signore venire con le nubi «guardando
nelle visioni notturne» (Dn 7,13). Nelle visioni notturne: Dio viene nella notte, tra le nubi spesso tenebrose che si addensano sulla nostra vita. C’è bisogno di riconoscerlo, di guardare oltre la notte, di alzare lo sguardo per vederlo in mezzo alle oscurità.
Cari giovani, guardare nelle visioni notturne! Cioè: avere occhi luminosi anche dentro le
tenebre, non smettere di cercare la luce in mezzo alle oscurità che portiamo nel cuore e vediamo attorno a noi. Alzare lo sguardo da terra, verso l’alto, per vincere la tentazione di rimanere stesi sui pavimenti delle nostre paure, di rinchiuderci nei nostri pensieri a piangerci addosso. Alza lo sguardo, àlzati! È l’invito che il Signore ci rivolge, e al quale ho voluto fare eco nel Messaggio dedicato a voi giovani per accompagnare questo anno di cammino. È il compito più arduo e affascinante che vi è consegnato: stare in piedi mentre tutto sembra andare a rotoli; essere sentinelle che sanno vedere la luce nelle visioni notturne; essere costruttori in mezzo alle macerie; essere capaci di sognare. Perché questo fa chi sogna: non si lascia assorbire dalla notte ma accende una fiamma, una luce di speranza che annuncia il domani.
Vorrei dirvi questo: noi, noi tutti, vi siamo grati quando sognate: quando fate di Gesù il
sogno della vostra vita e lo abbracciate con gioia, con un entusiasmo contagioso che ci fa bene!
Grazie per quando siete capaci di portare avanti i sogni con coraggio, per quando non smettete di credere nella luce anche dentro le notti della vita, per quando vi impegnate con passione per rendere più bello e umano il nostro mondo. Grazie per quando coltivate il sogno della fraternità, per quando avete a cuore le ferite del creato, lottate per la dignità dei più deboli e diffondete lo spirito della solidarietà e della condivisione. E soprattutto grazie perché in un mondo che, appiattito sui guadagni del presente, tende a soffocare i grandi ideali, non perdete la capacità di sognare! Questo aiuta noi adulti e la Chiesa. Sì, abbiamo bisogno anche come Chiesa di sognare, abbiamo bisogno dell’entusiasmo e dell’ardore dei giovani per essere testimoni di Dio che è sempre giovane!
E vorrei dirvi un’altra cosa: tanti vostri sogni corrispondono a quelli del Vangelo. La
fraternità, la solidarietà, la giustizia, la pace: sono gli stessi sogni di Gesù per l’umanità. Non abbiate paura di aprirvi all’incontro con Lui: Egli ama i vostri sogni e vi aiuta a realizzarli. Il Cardinale Martini diceva che alla Chiesa e alla società servono «sognatori che ci mantengano aperti alle sorprese dello Spirito Santo» (Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede, p.61). Vi auguro di essere tra questi sognatori!
Ed ora veniamo alla seconda immagine, a Gesù che dice a Pilato: “Io sono re”. Colpiscono
la sua determinazione, il suo coraggio, la sua suprema libertà. È stato arrestato, viene portato nel pretorio, è interrogato da chi può condannarlo a morte. In una circostanza del genere, avrebbe potuto lasciar prevalere un naturale diritto a difendersi, magari cercando di “aggiustare le cose”, trovando un compromesso. E invece Gesù non nasconde la propria identità, non camuffa le sue intenzioni, non approfitta di uno spiraglio di salvezza che pure Pilato lasciava aperto. No. Con il coraggio della verità risponde: “Io sono re”. Si prende la responsabilità della sua vita: sono venuto per una missione e vado fino in fondo per testimoniare il Regno del Padre. Dice: «Per questo io
sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità» (Gv 18,37). È venuto senza doppiezze, per proclamare con la vita che il suo Regno è diverso da quelli del mondo, che Dio non regna per aumentare il suo potere e schiacciare gli altri; non regna con gli eserciti e con la forza. Il suo è il Regno dell’amore, di chi dona la propria vita per la salvezza degli altri.
Cari giovani, è affascinante la libertà di Gesù! Lasciamo che ci vibri dentro, che ci scuota,
che susciti in noi il coraggio della verità. Possiamo chiederci: se fossi qui, ora, al posto di Pilato davanti a Gesù, a guardarlo negli occhi, di che cosa mi vergognerei? Davanti alla verità di Gesù, alla verità che è Gesù, quali sono le mie falsità che non stanno in piedi, le mie doppiezze che a Lui non piacciono? Ci serve metterci davanti a Gesù per fare la verità in noi. Ci serve adorarlo per essere liberi dentro, per fare luce sulla vita e non lasciarci ingannare dalle mode del momento, dai fuochi d’artificio del consumismo che abbaglia e paralizza. Amici, non siamo qui per farci incantare dalle sirene del mondo, ma per prendere in mano la nostra vita, per “mordere la vita”, per viverla pienamente!
Così, nella libertà di Gesù troviamo anche il coraggio di andare controcorrente: non contro
qualcuno, come fanno i vittimisti e i complottisti, che caricano la colpa sempre sugli altri; no, contro la corrente malsana del nostro io egoista, chiuso e rigido, per metterci nella scia di Gesù. Egli ci insegna ad andare contro il male con la sola forza mite e umile del bene. Senza scorciatoie, senza falsità. Il nostro mondo, ferito da tanti mali, non ha bisogno di altri compromessi ambigui, di gente che va di qua e di là come le onde del mare, di chi sta un po’ a destra e un po’ a sinistra dopo aver fiutato che cosa conviene. No, cari giovani! Siate liberi, autentici, siate coscienza critica della società. Abbiate la passione della verità, perché con i vostri sogni possiate dire: la mia vita non è schiava delle logiche di questo mondo, perché regno con Gesù per la giustizia, l’amore e la pace! Vi auguro che ciascuno di voi possa sentire la gioia di dire: “Con Gesù anch’io sono re”. Sono re: sono un segno vivente dell’amore di Dio, della sua compassione e della sua tenerezza. Sono un sognatore
abbagliato dalla luce del Vangelo e guardo con speranza nelle visioni notturne. E quando cado, ritrovo in Gesù il coraggio di lottare e sperare, il coraggio di tornare a sognare. Ad ogni età della vita.