Papa, Angelus al Gemelli: “Le cure siano accessibili a tutti”

Papa Angelus Gemelli
Foto © Vatican Media

E’ dall’insolita cornice del Policlinico Gemelli che Papa Francesco pronuncia l’Angelus domenicale. Un quadro nuovo ma non per questo meno frequentato. I fedeli, ombrello alla mano per ripararsi dal sole cocente, vengono accolti dal Santo Padre che, dalla finestra della sua stanza, ricorda a tutti l’importanza del diritto alle cure. E lo fa attraverso l’immagine evangelica dei discepoli che, inviati da Gesù, ungevano con olio gli infermi, guarendoli. Un olio che “ci fa pensare anche al sacramento dell’Unzione dei malati” ma che “è anche l’ascolto, la vicinanza, la premura, la tenerezza di chi si prende cura della persona malata”. Una carezza che ognuno di noi può donare all’altro.

Dalla finestra del Gemelli

In questi giorni di ricovero al Gemelli, racconta il Pontefice, “ho sperimentato ancora una volta quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c’è in Italia e in altri Paesi. Un servizio sanitario gratuito, che assicuri un buon servizio accessibile a tutti. Non bisogna perdere questo bene prezioso”. Anche nella Chiesa, spiega Papa Francesco, “succede a volte che qualche istituzione sanitaria, per una non buona gestione, non va bene economicamente, e il primo pensiero che ci viene è venderla. Ma la vocazione, nella Chiesa, non è avere dei quattrini, è fare il servizio, e il servizio sempre è gratuito”.

Una preghiera per i malati

Chiudendo la recita dell’Angelus, il Santo Padre esprime il suo ringraziamento ai medici, incoraggiandoli a continuare nel proprio lavoro. “E preghiamo per tutti i malati. Qui ci sono alcuni amici bambini malati… Perché soffrono i bambini? Accompagnarli con la preghiera e pregare per tutti i malati, specialmente per quelli in condizioni più difficili. Nessuno sia lasciato solo, ognuno possa ricevere l’unzione dell’ascolto, della vicinanza, della tenerezza, e della cura”. Un ultimo pensiero, Papa Francesco lo rivolge al presidente di Haiti, Jovenel Moise, assassinato da un commando. “Mi unisco all’accorato appello dei Vescovi del Paese a «deporre le armi, scegliere la vita, scegliere di vivere insieme fraternamente nell’interesse di tutti e nell’interesse di Haiti»