PAPA’ E MAMMA ASSASSINI

Padri e madri amorevoli che si trasformano in spietati assassini. La normalità della vita quotidiana che diventa follia omicida. La famiglia felice a cui la pubblicità, il cinema, la televisione ci hanno abituato non esiste; o almeno non sempre. Nel 2014, ad oggi sono 25 i bambini uccisi dai genitori.

La disperazione che porta al dramma arriva strisciando, silenziosa e infida. L’ultima tragedia in ordine di tempo è avvenuta a Rapallo, in provincia di Genova: Alessio Loddo, dopo l’ennesima lite, ha preso un coltello da cucina e l’ha piantato nel petto della moglie almeno 6 volte. E prima di strappare dalla culla il figlio di un anno e lanciarsi dal balcone, con lucidità spietata, ha scritto un sms a sua sorella: “Ho ucciso Gisella. Adesso la faccio finita”. Solo allora ha stretto tra le braccia il piccolo Francesco si è gettato nel vuoto. Quattro giorni fa un’altra tragedia familiare a Numana, dove si è registrato l’ultimo atto della separazione in corso tra Daniele Antognoni, 38 anni e Paula Corduneanu di 28. L’uomo è entrato nell’abitazione dove vivevano insieme, ha ucciso la donna, poi il bimbo, Christian di 5 anni. Infine, si è puntato contro l’arma e si è tolto la vita. Paula aveva chiamato poco prima il 112 dicendo che l’ex la stava raggiungendo a casa e che lei aveva paura, ma quando i militari sono arrivati il dramma si era già consumato.

Il percorso dell’orrore questa estate ha coinvolto un ricco paesino tra Milano e Pavia, Motta Visconti, salito agli onori della cronaca per un delitto efferato. E’ un sabato sera di giugno, l’Italia è incollata alla televisione per vedere l’esordio della nazionale al mondiale di calcio brasiliano, ma nella villetta della famiglia di Carlo Lissi regna il silenzio: “Voglio il massimo della pena” confesserà qualche ora dopo ai carabinieri. L’uomo ha colpito la moglie Cristina all’addome e alla schiena, per lei non c’è stato scampo. Poi è salito al piano di sopra, dove ci sono le due camerette dei bambini. Prima è andato dalla figlia Giulia di 5 anni, le ha appoggiato una mano sul collo e le ha affondato il coltello nella gola. La piccola è morta senza nemmeno svegliarsi. Stessa modalità usata sul fratellino di soli 20 mesi. Quindi si è fatto una doccia, si è vestito ed è andato a vedere la partita con un amico. Il movente? Una passione non corrisposta sul posto di lavoro, Carlo pensa che l’unico ostacolo a quella relazione è la sua famiglia. In modo premeditato, simulando una rapina, aprendo la cassaforte e contando sull’alibi della partita. Ma alla fine crolla e confessa.

Gli omicidi possono essere generati da raptus, ma non capitano dalla sera alla mattina come un fulmine a ciel sereno. Maturano. Ci sono i protagonisti, una storia e un contesto in cui si sviluppa il tutto. Come è accaduto a Khadija El Fatkhani, casalinga di 42 anni, che dopo un litigio con il marito ha trasformato la loro casa nel quartiere San Giovanni, a Roma, in un mattatoio. Con una mannaia e un coltello ha colpito e ucciso i figli di 9 e 3 anni, mentre la piccola di 5 anni è stata ritrovata in gravi condizioni ma ancora viva. La donna invece era nella vasca da bagno con una ferita alla gola e una cinta al collo. Il marito la sera precedente era giunto in ospedale con un taglio all’addome: “Non potevo sapere finisse così”. Come può una mamma uccidere il proprio figlio? Sicuramente scatta qualcosa che annienta la ragione.

Il punto è che spesso, pur avendo la sensazione che qualcosa stoni, non si fa niente. Il solo pensiero che possa accadere qualcosa di così lontano dalla normalità non viene preso in considerazione. Veronica Panarello, la mamma del povero Loris Stival, è in carcere con l’accusa più grave: omicidio aggravato dal legame di parentela e occultamento di cadavere. Se venisse confermata la sua colpevolezza sarebbe l’ennesimo delitto compiuto fra le mura domestiche. E l’elenco che vede nel ruolo di vittime piccoli indifesi è orribilmente lungo e crudele. Bambini presi come capro espiatorio delle frustrazioni dei genitori. Non c’è un angolo in cui sono al sicuro. Soprattutto, quando la mano assassina è la stessa che li ha messi al mondo.