Pakistan, bomba sulla strada uccide sei paramilitari

L'attacco non è stato rivendicato, ma si pensa possano essere i separatisti del Baluchistan che chiedono da anni più autonomia

Sei paramilitari sono stati uccisi e quattro feriti durante l’esplosione di una bomba al passaggio del loro veicolo nella provincia del Baluchistan, nel sud-ovest del Pakistan. Lo ha riferito una fonte ufficiale. L’incidente è avvenuto durante un pattugliamento di routine nel distretto di Bolan, a circa 80 km a sud-est della capitale della provincia di Quetta. I feriti sono stati ricoverati in ospedale. L’attacco non è stato rivendicato, scrive Ansa, ma si pensa possano essere i separatisti che chiedono più autonomia e imperversano da anni in questa regione. In un precedente incidente avvenuto all’inizio del mese, rivendicato dall’esercito di liberazione del Baluchistan, un gruppo separatista locale, sei soldati sono stati uccisi in un attacco simile. La provincia del Baluchistan, al confine con Afghanistan e Iran, è abitata da sette milioni di persone ed è la più grande e incandescente delle quattro province federate del Pakistan.

Covid: pochi aiuti ai cristiani

Il coronavirus non risparmia il Pakistan, uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia. La Nazione asiatica ha superato la soglia dei 900 morti per Covid19 (939) con oltre 44 mila contagiati (43.966), di cui quasi 30 mila malati e 12 mila guariti secondo i dati aggiornati dalla Johns Hopkins University. Nell’attuale fase di lockdown le minoranze religiose, specie quella cristiana, stanno registrando ulteriori discriminazioni, nell’accesso agli aiuti: viene impedita la distribuzione del cibo e degli elementi necessari per la protezione sanitaria alle comunità cristiane e induiste. Lo denuncia su Vatican News Alessando Monteduro, direttore generale della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre. “I cristiani del Pakistan – denuncia – sono innanzitutto cittadini pakistani, ma purtroppo sono considerati troppo spesso di serie B. Sono infatti oggetto di una serie di discriminazioni, ad esempio non possono aprire ristoranti, non possono spesso accedere a concorsi pubblici se non a quelli per professioni più umili, non possono fare gli insegnanti. Sono quindi la componente della società maggiormente sofferente, sottopagata con lavori che realmente rappresentano le frontiere delle schiavitù del XXI secolo”.