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Pakistan: accusato di blasfemia via Whatsapp, cristiano condannato a morte

E’ stato accusato di aver commesso un atto di blasfemia utilizzando WhatsApp: è questa la motivazione per cui un 24enne cristiano è stato condannato a morte in Pakistan. 

Cristiano condannato a morte per blasfemia

Nouman Asghar, 24enne cristiano della città di Bahawalpur, in Punjab, è stato condannato a morte per blasfemia oggi, 30 maggio, da un tribunale di primo grado di Bahawalpur. Il giovane era stato arrestato nel 2019 per violazione dell’art 295-c del Codice Penale, che punisce il vilipendio verso il Profeta Maometto, a causa di una presunta blasfemia consumata via WhatsApp. Sul cellulare del giovane e del suo amico Sunny Mushtaq – anch’egli arrestato – sono stati rinvenuti messaggi contenenti disegni blasfemi del profeta Maometto, presenti nella chat di WhatsApp. Il processo a carico del giovane si è concluso nel gennaio scorso, ma il giudice distrettuale nel tribunale di Primo grado a Bahawalpur ha impiegato 5 mesi prima di emettere la sentenza, pubblicata oggi 30 maggio.

Il tweet del Ministro Tajani

foto Daniele Buffa/Image nella foto: Antonio Tajani

Così commenta il Ministro Tajani con un tweet: “Nouman Asghar, cristiano di 24 anni, è stato condannato a morte per blasfemia. Nel rispetto della libertà religiosa chiedo al governo del #Pakistan di garantirgli un processo giusto e che venga rivista la sentenza. Un messaggio di speranza per i milioni di cristiani perseguitati”.

Le dichiarazioni dell’avvocato della difesa

Secondo l’avvocato Aneeqa Maria Anthony, della Ong “The Voice”, che cura la difesa legale di Asghar e Mushtaq, “il magistrato ha ignorato tutte le procedure e ha ignorato tutte le prove a favore dell’imputato. Ha voluto solo completare il suo ‘sacro dovere’ di punire un presunto bestemmiatore. Ci aspettiamo la stessa sorte per Sunny Mushtaq. Sono stati arrestati per un gioco tra adolescenti. Le loro famiglie stanno soffrendo molto. Il nostro team legale di The Voice sta mettendo tutto l’impegno necessario a garantire loro giustizia, aiutando le loro famiglie e restando al loro fianco in questi tempi bui e difficili”.
La famiglia del giovane nega l’accusa. Secondo i legali, Mushtaq e Asghar hanno ricevuto una vignetta blasfema sui loro smartphone. Tuttavia, quel disegno è stato inviato loro da Bilal Ahmad, giovane musulmano, ma la polizia non ha intrapreso alcuna azione contro Ahmad, che era il mittente dell’immagine blasfema. “Questo è un altro esempio di uso improprio delle leggi sulla blasfemia”, afferma l’avvocato Anthony, chiedendo alle autorità di condurre un’indagine equa sul caso e annunciando il ricorso in appello.

Fonte Agenzia Fides

Redazione

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