NAGASAKI, L’ULTIMA ATOMICA

Le due bombe che distrussero Hiroshima e Nagasaki erano completamente diverse l’una dall’altra: una all’uranio 235, l’altra al plutonio 239, Arrivarono a pochi gironi di distanza, mettendo fine alla guerra e alla vita di decine di migliaia di persone.

Gli Usa con il secondo bombardamento volevano far credere di essere in possesso di un arsenale più ampio, che però venne costruito solo in seguito, con una proliferazione di armi nucleari sia strategiche sia tattiche con potenza variabile. Mostrare i muscoli, dunque. Cosa che ebbe una sua drammatica evidenza.
La mattina del 9 agosto 1945 l’equipaggio del Boeing B-29 Superfortress, il bombardiere designato per la missione, si alzò in volo con a bordo l’atomica soprannominata “Fat Man”, alla volta di Kokura, l’obiettivo iniziale della missione. Tuttavia le nubi non permisero di individuare esattamente l’obiettivo, e dopo tre passaggi sopra la città, e ormai a corto del carburante necessario per il viaggio di ritorno, l’aereo venne dirottato sull’obiettivo secondario, Nagasaki.

Alle 11:02, alcuni minuti dopo aver iniziato a sorvolare Nagasaki, il capitano avvistò visivamente il nuovo obiettivo, che era ancora nascosto dalle nubi. Dato che non era pensabile tornare indietro e rischiare un ammaraggio dovuto alla mancanza di carburante con un’arma atomica a bordo, il comandante decise, in contrasto con gli ordini, di accendere il radar in modo da individuare l’obiettivo anche attraverso le nubi: così “Fat Man”, che conteneva circa 6,4 kg di plutonio-239, venne sganciata sulla zona industriale della città. La bomba esplose a circa 470 m d’altezza vicino a fabbriche d’armi; a quasi 4 km a nord-ovest da dove previsto: questo “sbaglio” salvò gran parte della città, protetta dalle colline circostanti, dato che la bomba cadde nella Valle di Urakami.

Gli Stati Uniti distrussero comunque una vasta area, provocando morte immediata e malattie future. Settant’anni dopo i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, due ospedali della Croce Rossa giapponese stanno curando migliaia di persone che continuano a patire le conseguenze di questi attacchi.
Gli ospedali l’anno scorso si sono presi cura di 4657 vittime dell’esplosione a Hiroshima e 6030 di quella di Nagasaki, come ha riferito oggi la Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa in un comunicato. Si calcola inoltre che diverse migliaia di queste persone continueranno ad avere necessità di cure, nei prossimi anni, per le problematiche legate alle radiazioni. In totale, tra i due centri sanitari sono stati ospedalizzati 2,6 milioni di persone per le conseguenze legate alle radiazioni. Il 63 per cento dei decessi registrati nell’ospedale di Hiroshima, in funzione dal 1956, sono stati causati da diversi tipi di cancro.

Oggi, a 70 anni di distanza, Il ministro degli Esteri giapponese Fumio Kishida e Rosa Gottemoeller, sottosegretario di Stato Usa per il Controllo degli armamenti e la Sicurezza internazionale hanno ribadito la volontà dei due Paesi di cooperare per avere “un mondo libero da armi nucleari”. Kishida, in un colloquio telefonico, ha “molto apprezzato” la sua presenza a Hiroshima, per conto dell’amministrazione Obama e come primo esponente del governo Usa (era anche accompagnata dall’ambasciatore Caroline Kennedy, figlia dell’ex presidente Jfk), per ricordare l’olocausto atomico e a quella in programma oggi all’analoga cerimonia a Nagasaki. Gottemoeller, si legge in una nota del ministero degli Esteri nipponico, ha dichiarato di essere “profondamente onorata di partecipare a queste cerimonie per conto del governo Usa” e che “è importante condividere la conoscenza dell’impatto umanitario delle armi nucleari” oltre i confini e le generazioni. Il sottosegretario ha detto di voler approfondire ancora “la già forte cooperazione Giappone-Usa in materia di disarmo e non proliferazione”.