Nota di aggiornamento al Def, Draghi: “Quadro economico migliore di quanto ci aspettavamo”

Nel corso della conferenza stampa il ministro dell'Economia Daniele Franco ha illustrato i dettagli della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza

disperazione
Il premier Mario Draghi

Un quadro economico migliore rispetto alle stime della scorsa primavera, che consentirà al nostro Paese di recuperare circa i 2/3 della flessione del Pil registrata lo scorso anno a causa della pandemia, una legge di bilancio “fondamentalmente espansiva” (così il presidente del Consiglio Mario Draghi) e l’attesa, per i prossimi anni, di una crescita a ritmi più elevati che nello scorso quarto di secolo. Questo è parte di quanto è emerso nella conferenza stampa successiva alla cabina di regia di questa mattina sulla bozza della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, l’aggiornamento del documento che viene presentato in aprile in cui si esamino lo stato dell’economia e si fissano gli obiettivi di finanza pubblica.

Legge di bilancio

“Il quadro economico è di gran lunga migliore di quello che noi stessi pensavamo potesse essere cinque mesi fa”, ha detto il capo del governo, “la legge di bilancio che presenteremo tra poche settimane rimarrà fondamentalmente espansiva”. “Dobbiamo stare attenti a quali misure contribuiscono a una crescita equa, sostenibile e duratura e quali indifferenti per questa crescita”, ha aggiunto il premier.

Morti sul lavoro

Il presidente del Consiglio ha anche espresso “il più sentito cordoglio del governo, mio, per i morti sul lavoro che ieri e oggi hanno funestato la scena e l’ambiente psicologico ed economico del Paese.” Il fenomeno, data la frequenza, “assume sempre di più i contorni di una strage che continua ogni giorno”.

Cambiamenti significativi

“In genere i cambiamenti non sono molto grandi se non in anni eccezionali, un po’ come questo, in cui nell’arco di pochi mesi i cambiamenti dell’andamento dell’economia sono molto significativi”, ha detto il titolare del dicastero dell’Economia Daniele Franco, scendendo nei dettagli della Nota di aggiornamento al Def.

Nel documento di aprile infatti era prevista, per il 2021 “una crescita del 4,5%”, mentre l'”attuale documento reca una previsione per quest’anno del 6%. Tutti i previsori si stanno orientando verso numero vicino al 6%”. Il primo semestre si è chiuso molto bene, ha spiegato il ministro, con una crescita acquisita al 4,7% e “per il trimestre che si sta chiudendo ci aspettiamo ulteriore recupero. Quindi anche ipotizzando un rallentamento giungeremmo a un numero del 6% o molto vicino”.

Questo consente al nostro Paese di recuperare quest’anno “circa i due terzi” della flessione del Pil del 2020, “quasi nell’ordine del 9%“. Ciò è stato reso possibile, ha detto ancora Franco, dall’andamento dell’economia internazionale, dalla nostre esportazioni, dall’effetto di misure di sostegno all’economia, dal forte miglioramento del clima di fiducia di imprese e famiglie, da ultimo dal miglioramento del quadro sanitario. Il ministro ha poi ricordato l’aumento degli occupati del 2,5% a luglio su gennaio, “sempre inferiore al periodo precisi ma comunque a livelli significativi”, e il minor indebitamento netto dall’11,8% del Def al 9,4% della Nota di aggiornamento.

Il test

Per i prossimi anni, lo scenario tendenziale – le previsioni della finanza pubblica in assenza di nuovi interventi – ipotizzato nella Nadef, ha continuato Franco, si prevede una crescita del 4,2% nel 2022 rispetto al 4,8% – “perché’ il concentrarsi delle riaperture sarà quest’anno”, ha spiegato il ministro -, del 2,6% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024. “Un sentiero di crescita più elevato dello scorso quarto di secolo, su cui influisce il Pnrr”. Il tasso di crescita per il 2023 e il 2024 “credo siano il vero test per la nostra politica economica,” ha aggiunto.

Debito pubblico

Il ministro ha poi parlato del debito pubblico. “L’anno scorso era al 156,5% del Pil, alla fine di quest’anno è previsto 153,5%“. Franco spiega la flessione rispetto alle stime del Def: “Dipende dalla crescita reale, dalla dinamica dell’inflazione un po’ più alta di quella prevista e da un deficit più basso”.