MUSEI, RENZI INVOCA LA RIVOLUZIONE. I DIRETTORI FRENANO

“Vogliamo la cultura al centro della scommessa dell’Italia: è la sfida del governo. Esiste una priorità, quella di mettere la cultura al centro, perché è la ragion d’essere della nostra appartenenza ad una comunità”. Matteo Renzi, affiancato dal Ministro Franceschini, ha presentato così alla stampa i 20 nuovi direttori dei principali musei italiani a cui la riforma della cultura ha concesso l’autonomia. “La cultura è il valore di fondo; ha la priorità”.

Sulla loro scelta sono state tante le polemiche, prima fra tutte quella che alludeva alla nazionalità, non italiana, di sette di loro. Ognuno invece parla benissimo la nostra lingua e sono i migliori nel loro campo. Sulla diatriba relativa al colloquio, durato appena un quarto d’ora, il ministro ricorda che per legge non è necessario un incontro: “Non dovevamo fare un esame, la normativa stabilisce che basta la valutazione del curriculum per scegliere il direttore. Noi abbiamo fatto qualcosa di nuovo anche in questo senso”.

Naturalmente i neonominati chiedono del tempo per integrarsi. Franceschini rassicura che avranno completa autonomia, anche sul piano del marketing e del reperimento di risorse. Se per Renzi la parola d’ordine è cambiamento immediato, Cecilie Hollberg, tedesca neodirettrice delle Gallerie dell’Accademia a Firenze, non è dello stesso avviso: “No, io a dire la verità adesso non le direi delle idee perché nessuno di noi ha la bacchetta magica e dice cambio tutto. E non è nemmeno quello che vogliamo”.

Franceschini è sulla stessa scia del Primo Ministro, e ribadisce che “la nostra è una sfida di cambiamento che innova profondamente il sistema museale italiano. Arriviamo in ritardo ma superiamo molti altri Paesi d’Europa perché è stata la prima volta di una selezione pubblica internazionale e aperta per trovare i direttori dei primi 20 musei nazionali che ha richiamato 1.200 candidati”.

Cosa cambia dunque nel sistema culturale italiano? Se prima gli spazi museali non esistevano giuridicamente, da oggi le Sovrintendenze si occuperanno solo di tutela, mentre i musei dipenderanno dalla Direzione generale musei. Le nomine sono state solo l’ultimo tassello della riforma.

Se si rinnova la gestione della cultura di una nazione, si rinnova la nazione stessa, e l’Italia segue linee guida che l’Unione Europea ha dato. “La presenza di Renzi oggi è la prova del compimento del percorso di una sfida che non è solo del Mibact ma del Governo tutto – ha continua il ministro Franceschini – Quanto fatto è davvero un pezzo di cambiamento del Paese”.

Il ministro si è poi detto contento dell’interessamento dell’opinione pubblica su questo tema: “È la prima volta di una selezione pubblica per 20 direttori dei più grandi musei ed è davvero la prima volta che un argomento così abbia interessato l’opinione pubblica invece che restare un argomento di nicchia. Oggi abbiamo fatto una riunione con i direttori dove abbiamo presentato loro la situazione e da dove si parte”.

“L’Italia è diversa da altri Paesi, ha la sua forza nel suo sistema. Se valorizzeremo l’autonomia con la forza del sistema non c’è museo che regga il confronto: l’Italia è il Paese dei mille borghi e dei 4mila musei” ha concluso il ministro. I nuovi direttori prenderanno servizio nel mese di novembre. Tutti hanno ricevuto gli auguri del premier. A Gabriel Zuchtriegel, neodirettore appena 34enne dell’area archeologica di Paestum, nel stringergli la mano, Renzi ha detto scherzando “lei è quello che rottamerà anche noi, tranne Franceschini, lui non si rottama. In bocca al lupo di cuore”.