Missili Usa in Corea del Sud, Cina infuriata: “Il rischio di guerra è grande”

Gli Stati Uniti proseguono nell’istallazione del sistema di difesa missilistica Thaad in Corea del Sud, con l’obiettivo di difendere l’alleato dalle continue minacce di Pyongyang. “Sarà operativo nei prossimi giorni” ha assicurato al Congresso l’ammiraglio Harry Harris, massimo comandante degli Stati Uniti nella regione Asia Pacifico, evocando la necessità di realizzare altri sistemi di difesa aerea alle Hawaii, poche ore prima che l’intero Senato – fatto raro se non inedito – andasse alla Casa Bianca per un briefing classificato nel quale la Corea del Nord è stata definita “una minaccia urgente e crescente” per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Il comunicato

Al termine dell’incontro è stato diffuso un comunicato congiunto (firmato dal segretario di Stato Rex Tillerson, dal capo del Pentagono James Mattis, dal numero uno degli 007 Dan Coats e dal capo di stato maggiore delle forze armate Usa Joseph Dunford) nel quale si sottolinea che gli Usa “cercano la stabilità e la pacifica denuclearizzazione della penisola coreana” restando “aperti alle negoziazioni verso questo obiettivo” ma anche “pronti a difendere noi stessi e i nostri alleati”.

L’obiettivo

La strategia sarà quella di mettere pressione sulla Corea del Nord “rafforzando le sanzioni”, con una richiesta che potrebbe essere avanzata da Tillerson venerdì, quando presiederà una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu sul caso Pyongyang. La mossa dei Thaad ha fatto salire la tensione dopo l’arrivo di un sommergibile nucleare americano in Corea del Sud e quello, imminente, di una squadriglia navale guidata dalla portaerei Uss Carl Vinson, sullo sfondo di maxi esercitazioni con Tokyo e Seul.

Preoccupazione

Ma questa volta alza la voce anche la Cina, timorosa che i Thaad, i cui radar hanno una profondità di visione sino a 2000 km, quindi ben oltre Pechino, possano minare la sua sicurezza. “La Cina chiede con forza a Usa e Corea del Sud di fermare le azioni che peggiorino le tensioni regionali e danneggino interessi della sua sicurezza strategica, di cancellare il dispiegamento dei sistemi antimissile Thaad e di rimuovere gli equipaggiamenti“, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang. La Cina, ha aggiunto, “prenderà tutti i passi necessari per difendere i suoi interessi“. “Il pericolo che scoppi un nuovo conflitto in ogni momento è grande”, ha avvertito ancor più drammaticamente il capo della diplomazia cinese Wang Yi. La mossa ha quindi irritato Pechino che finora, su pressante richiesta Usa, aveva fatto sforzi “positivi” per disinnescare la crisi nordcoreana, come riconosciuto dallo stesso Trump.

Fatto compiuto

Ma l’accelerazione Usa sarebbe stata dettata dall’esigenza di rendere la presenza dei Thaad un fatto compiuto, sostanzialmente irreversibile, prima delle elezioni del 9 maggio che eleggeranno il successore della deposta presidente sudcoreana Park Geun-hye, che aveva concordato l’installazione. Moon Jae-in, il candidato del Partito Democratico in testa nei sondaggi con oltre il 40%, si è infatti impegnato a rivedere la decisione in caso di vittoria.

Proteste

Il Paese è profondamente diviso sulla questione, come dimostrano le forti proteste della popolazione della zona di Seonjou, 135 miglia a sudest di Seul, dove sono arrivati alcuni elementi chiave del sistema di difesa missilistico: il sito, ironia della sorte, è un campo di golf (abbandonato), sport praticato da Trump. Centinaia di persone si sono mobilitate gridando slogan e bloccando le strade ma la loro contestazione è stata messa a tacere da ben 8000 poliziotti.

Reazioni

L’escalation delle operazioni americane ha fatto infuriare anche Pyongyang: “Nel caso scoppi la guerra nella penisola, gli Usa saranno considerati del tutto responsabili per aver causato problemi dopo aver portato molti asset strategici e mezzi di guerra speciali”, ha affermato un portavoce del ministero degli Esteri della Corea del Nord, che ha appena concluso una delle sue più grandi esercitazioni di artiglieria a lunga gittata. Anche Mosca però è preoccupata: “Lo scenario di una soluzione militare della questione nordcoreana è estremamente pericoloso per l’intera regione del nord-est asiatico”, ha ammonito il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov.