Migrantes, la testimonianza di don Buonaiuto al Corso di Alta Formazione

Il Corso di Alta Formazione dei collaboratori delle Migrantes diocesane quest’anno si è tenuto a Loreto in vista della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il 26 settembre

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Al Corso di Alta Formazione di Migrantes la testimonianza anti-tratta di don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Il Corso di Alta Formazione dei collaboratori delle Migrantes diocesane quest’anno si è tenuto a Loreto. Nelle Marche. Regione scelta dalla Commissione Cei per le migrazioni e dalla fondazione Migrantes. Per la celebrazione nazionale il 26 settembre della Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato. Tema del corso “Costruire e custodire la casa comune”. Don Aldo Buonaiuto, autore del libro d’inchiesta Donne crocifisse (Rubbettino, con la la prefazione di papa Francesco) ha tenuto una relazione sulla piaga della tratta delle donne costrette a prostituirsi.

Migrantes a Loreto

“La casa è simbolo di Loreto. Ma anche di ogni autentica integrazione che deve portare a farci sentire a ‘casa’ . Nel Paese e nella Chiesa”, sottolinea il direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis. Al centro, aggiunge, ci sono i temi della cittadinanza. Dell’inclusione. Della Chiesa “dalle genti”. E dell’importanza di “sperimentare fra noi una profonda comunione. Di sentirci a casa”. Le giornate del corso sono state aperte dalla lectio biblica dell’arcivescovo di Loreto, monsignor Fabio Dal Cin. E si sono concluse con la celebrazione eucaristica presieduta da diversi vescovi marchigiani. Numerosi i momenti di studio ma anche “di condivisione in cui ci siamo sentiti a casa”, evidenzia don De Robertis. Inclusa la visita al museo dell’emigrazione di Recanati all’Hotel House di Porto Recanati. Dove vivono 1.800 persone di 40 nazionalità diverse.Migrantes

Sul campo

Tra le testimonianze “sul campo”, una voce al di là del Mediterraneo. Quella del card. Cristobal Lopez Romero, vescovo di Rabat. Capitale del Marocco. Il porporato è intervenuto in collegamento. E ha parlato della sua Chiesa come “la mia sposa”. Piccola ma non insignificante realtà in un paese islamico dove i cristiani sono 30 mila su 37 milioni. Stranieri, molti europei e moltissimi sub sahariani. Studenti e operai. Una Chiesa “straniera ma non estranea al Paese. Costruttrice di ponti”. Come testimoniano le 12 scuole cristiane frequentate da 12 mila persone. E la facoltà teologica ecumenica a Rabat. Caso unico al mondo in cui studenti cattolici, protestanti e musulmani si radunano. Per studiare reciprocamente la rispettiva fede. In modo da abbattere diffidenze e pregiudizi.