Il Sistema de la Intecraciõn Centroamericana – in italiano Sistema dell’Integrazione centroamericana – è stato istituito nel 1991 in seguito alla promulgazione del Protocollo di Tecucigalba, in seguito lo stesso è stato ratificato da Panama, El Salvador, Costarica, Guatemala, Honduras e Nicaragua a cui – nel 2000 – si è aggiunto il Belize. In particolare il S.I.C.A., dalla sua nascita ad oggi, si è posto come obiettivo l’istituzione di una macroarea di forte integrazione e sinergia tra i Paesi precedentemente menzionati per quanto concerne la tutela e lo sviluppo dei diritti dei cittadini, il rispetto dei principi di pace, democrazia e libertà ed oltre a ciò, attraverso le varie articolazioni di questa istituzione ubicate nei diversi Paesi membri, si discute e si attuano politiche congiunte in materia di economia, ambiente, turismo, cultura e integrazione.
Il messaggio di Papa Francesco
Tanto premesso, in occasione del 30⁰ anniversario dalla fondazione del S.I.C.A. celebrato con un Evento di Solidarietà in Costa Rica, Papa Francesco ha invitato un messaggio encomiabile nel quale lo stesso ha esemplificato l’importanza della solidarietà reciproca che, nel corso di questa pandemia, assume un’importanza ancora più grande. In seconda istanza il Pontefice ha evidenziato che, in questa difficile fase, la regione centroamericana ha visto un deterioramento delle già precarie condizioni sociali a causa di un sistema economico ingiusto le cui prime vittime nella pandemia risultano essere le famiglie in preda a situazioni conflittuali e crisi climatiche che hanno incrementato la mobilità umana ormai divenuta un fenomeno forzato di massa ostacolato dalla chiusura dei confini.
Urge un intervento regionale sinergico
Alla luce di quanto precedentemente esemplificato il Papa ha esortato ad un impegno regionale solido, coordinato e comune al fine di collocare la persona e la sua dignità al centro di ogni decisione con l’obiettivo di istituire meccanismi internazionali preposti alla protezione dei più deboli che permettano la tutela e l’accesso ai servizi di base a coloro che – troppo spesso – sono senza voce, come ad esempio i migranti, i rifugiati e gli sfollati interni che sovente sono collocati in secondo piano nelle agende politiche.