Mariupol senza tregua, stop all’evacuazione: “Ancora bombe”

La Croce Rossa rende noto il nuovo stop: in 200 mila bloccati in città. E Putin insiste: "Ci fermiamo se l'Ucraina sospende le operazioni"

Mariupol stop evacuazione

Ogni appello a vuoto. A Mariupol, l’evacuazione dei civili si ferma ancora. Le forze in campo non riescono a garantire l’allontanamento delle 200 mila persone ancora bloccate in città. E Kiev denuncia ancora delle offensive da parte delle forze aeree russe. Un rimpallo di responsabilità, visto che i separatisti filorussi hanno addossato agli ucraini la colpa di non aver rispettato il cessate il fuoco. Fatto sta che il passaggio sicuro attraverso le linee di accerchiamento russe è stato chiuso ancora una volta. E migliaia di famiglie restano in attesa di conoscere il proprio destino, mentre l’assedio alla città della Priazovia prosegue. In mattinata, era stata proprio la milizia filorussa ad annunciare la riapertura dei corridoi umanitari, salvo fare dietrofront appena poche ore dopo l’inizio del passaggio.

In 200 mila bloccati a Mariupol

Ennesimo nulla di fatto quindi, nonostante in mattinata fosse arrivato un nuovo appello anche da parte di Papa Francesco affinché la riapertura dei corridoi umanitari fosse garantita realmente. La Croce Rossa, invece, ha fatto sapere che “in mezzo a scene devastanti di sofferenza umana a Mariupol, un secondo tentativo oggi di iniziare l’evacuazione di circa 200 mila persone dalla città è stato interrotto”. Una nuova doccia gelata per la popolazione della città dell’oblast di Donetsk, in una giornata che non ha risparmiato pesanti bombardamenti all’Ucraina, soprattutto nella zona attorno a Kiev. Almeno due colpi di mortaio avrebbero centrato un checkpoint che avrebbe dovuto consentire l’ingresso dei civili in città dalla periferia. Le bordate avrebbero provocate delle vittime.

Tentativi di mediazione

Intanto, mentre le bombe cadono, si tenta di battere le strade della diplomazia. Nelle ultime ore si è fatto avanti il premier israeliano, Naftali Bennett, intrattenutosi con Putin a Mosca e con il cancelliere tedesco Scholz a Berlino. Oltre che telefonicamente (più volte) con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Da Gerusalemme, Bennett ha fatto sapere di aver trovato le parti disponibili ma, per il momento, la Russia continua a richiedere lo stop delle operazioni ucraine per interrompere l’invasione. Intanto, Zelensky rinnova l’appello all’invio di jet (in giornata la Polonia aveva annunciato che non avrebbe inviato aerei in Ucraina) per la difesa, spiegando che “qui ci uccidono lentamente”.

Lo stesso presidente ha fatto sapere di aver parlato con il premier italiano, Mario Draghi, dell’adesione ucraina all’Unione europea. Anche il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, si è fatto avanti per mediare il cessate il fuoco, aprire i corridoi umanitari e firmare il trattato di pace. Allo stesso Erdogan, Putin ha ribadito le sue condizioni, spiegando però che non attaccherà le centrali nucleari.