Il ministro Lamorgese ha spiegato il controllo del green pass

Il certificato verde si controlla senza che venga chiesto il documento d'identità. Il titolare del Viminale annuncia una circolare e non esclude controlli a campione della polizia amministrativa. Sequestrati 32 canali Telegram dove si offrivano green pass falsi

La ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, all'evento di "Ricomincia con Noi", 09 ottobre 2020. ANSA/Mourad Balti Touati

Agli esercenti la verifica del certificato verde di chi entra nei loro locali, senza che chiedano anche la carta d’identità. A spiegare lo svolgimento dei controlli ci ha pensato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha anche annunciato una prossima circolare ministeriale.

La regola

A Torino per un Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica sulla questione Tav, la titolare del Viminale in merito ai controlli sul green pass ha dichiarato che “la regola è venga richiesto il green pass senza il documento di identità” e “non si può pensare che li facciano le forze di polizia, perché questo sarebbe distogliere dal loro compito prioritario che è garantire la sicurezza”.

“Non escludo qualche controllo a campione da parte della polizia amministrativa“, ha aggiunto il ministro.

Gli esercenti

Ospite poi della rubrica direttore de La Stampa di Torino Massimo Giannini, Lamorgese ha paragonato il recarsi al ristorante con il green pass ad un’altra attività come “andare al cinema e mostrare il biglietto“. Il ministro ha spiegato anche che gli esercenti “non sono tenuti a chiedere la carta d’identità. Faremo una circolare come Viminale per spiegare che non sono tenuti a farlo”.

Gelmini

Sul tema è tornato anche il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini. Al programma Stasera Italia di Rete 4, il ministro ha detto: “Il green pass lo abbiamo introdotto per evitare la chiusura di esercizi commerciali e un altro lockdown, è uno strumento non per punire ma per tenere sotto controllo i contagi e mantenere gli spazi di libertà conquistate con tanta fatica”. “Non chiediamo ai baristi di di trasformarsi in sceriffi o forze dell’ordine, chiediamo solo di verificare la presenza del green pass, dopo di che i controlli a campione saranno fatti dalle forze dell’ordine” ha aggiunto.

Operazione “Fake Pass”

Intanto dei falsi green pass viaggiano sulle sui social o sulle piattaforme di messaggistica istantanea. Attraverso l’operazione della Polizia di Stato “Fake Pass”, gli investigatori del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, Milano e Bari, con il coordinamento delle Procure della Repubblica presso i Tribunali di Roma, Milano e dei minorenni di Bari, hanno potuto identificare, perquisire e indagare per i reati di truffa e falso quattro soggetti, due minorenni, che gestivano di una trentina di canali Telegram che utilizzavano per vendere agli utenti iscritti falsi green pass da pagare anche in criptovaluta.