La violenza sulle donne non è più un’emergenza. Ma i femminicidi continuano

Proprio mentre la cronaca registra l’ennesimo femminicidio, un sondaggio realizzato tra il 16 e il 18 gennaio dall’istituto Swg rileva che diminuisce in maniera rilevante (e preoccupante) l’allarme sociale sul fenomeno. Secondo i risultati basati su un campione di 1.500 intervistati, a distanza di un anno circa, la percentuale di italiani che avverte come un’emergenza l’uccisione o la violenza contro le donne da parte dei partner è scesa di dieci punti, dall’82% al 72%. Il calo coinvolge, in particolare, gli uomini (la percezione dell’emergenza è scesa dal 75% al 65%), i giovani (tra i Millennials, ossia la fascia 18-24 anni, il livello di allarme si ferma al 59%) e i residenti nel Nord, ovvero proprio nell’area in cui si è registrato il 53% dei femminicidi nel 2016. Swg ricorda che negli ultimi dieci anni sono oltre 1.250 le donne uccise dalla mano del proprio uomo, quasi 3 milioni e mezzo quelle che dichiarano di aver subito nella loro vita forme di stalking. A fronte di un fenomeno che non accenna a diminuire, anzi trova nel web e nelle nuove tecnologie un ampliamento delle forme di violenza e imbarbarimento, l’allarme sociale cala dunque vistosamente. Per fortuna continua a resistere l’assoluta ingiustificabilità della violenza sulle donne (85%), anche se qualche distinguo fa capolino, con i giovani maggiormente giustificazionisti e una quota minoritaria di uomini (7%) che rintraccia nella paura di essere lasciato un motivo accettabile di discolpa.

Purtroppo è proprio quello che sembra essere accaduto a Parma, dove una donna di 43 anni, Arianna Rivara, è stata trovata senza vita in un appartamento di via Gibertini, nel quartiere San Lazzaro. Accanto al corpo è stato rinvenuto quello dell’ex compagno, Paolo Cocconi, 50 anni. Secondo gli inquirenti si è trattato di un omicidio-suicidio, avvenuto nella notte. Nell’abitazione non sono state rinvenute armi: la donna sarebbe stata strangolata mentre l’uomo si sarebbe suicidato con un cocktail di psicofarmaci. Stando alle prime ricostruzioni, i due avevano interrotto la loro relazione l’estate scorsa e lui, probabilmente, tentava di riallacciare il rapporto: nell’alloggio è stata trovata una piccola scatola con un anello. Sono stati alcuni vicini a chiedere aiuto al 112, sentendo le urla. Per aprire la porta blindata è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco. L’ ipotesi più accreditata è che il rifiuto della donna abbia scatenato l’ira di Cocconi, che lascia una figlia. L’appartamento è stato posto sotto sequestro dai carabinieri. I vicini ricordano l’uomo come un “signore perbene”, “una persona normalissima”, con vari amici. Due mesi fa, in occasione della Giornata mondiale, Arianna Rivara aveva postato su Facebook la sua foto listata di bianco e rosso con la scritta “No alla violenza sulle donne”.

Un altro caso di femminicidio è stato riportato agli onori della cronaca dalla decisione dell’assassino di rinunciare al processo di appello. Si tratta di Carlo Lissi, 34 anni, perito informatico, che il 14 giugno 2014 a Motta Visconti uccise la moglie Maria Cristina Omes e accoltellò i figli Giulia, di 5 anni, e Gabriele, di 20 mesi. L’uomo, che si era invaghito, non ricambiato, di una collega, dopo la strage era andato a vedere una partita di calcio. Il 18 gennaio 2016 la sentenza di primo grado lo ha condannato all’ergastolo, che Lissi ha deciso di scontare rinunciando all’appello e chiedendo scusa ai giudici “per la perdita di tempo”. Il tecnico, in una lettera di cui dà notizia il Corriere della Sera, ha scritto alla Corte d’Appello di Milano dal penitenziario di Pavia, dove è detenuto, per riconoscere che la condanna al carcere a vita è giusta.