La vicenda del piccolo Charlie sconvolge l’opinione pubblica

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Ha avuto un’eco internazionale la vicenda di Charlie Gard, il bambino inglese di dieci mesi a cui i medici dell’ospedale in cui è ricoverato per una rara malattia genetica hanno deciso di staccare le spine giacché lo hanno giudicato incurabile.

L’ultima speranza per i suoi genitori, che fin da subito si sono opposti a questa ipotesi portando la vicenda in Tribunale, si è infranta ieri. Così come i giudici inglesi, anche la Corte europea dei diritti umani ha autorizzato i medici a togliere i supporti di idratazione e respirazione al piccolo.

Il Movimento per la Vita italiano

La decisione di Strasburgo è suonata alle orecchie di una schiera di persone in tutto il mondo come una sentenza di morte. Parla di “vergogna” Gian Luigi Gigli, deputato ‘DeS-Cd’ e presidente del Movimento per la Vita italiano. L’aver negato ai genitori il diritto di curare il proprio figlio – secondo il deputato italiano, intervenuto pochi minuti dopo la decisione – è un’espropriazione della potestà genitoriale. “Pur di far morire il bambino gravemente disabile i suoi genitori sono sottoposti a sequestro, privati del diritto di andare in America con il proprio bambino”, spiega Gigli.

“La società dei diritti individuali, invocati e pretesi quando si tratta di scegliere la morte, arriva a negarli quando si sceglie di lottare contro la morte, fors’anche inevitabile”, la sua riflessione”. Gigli esprime dunque solidarietà ai genitori di Charlie, “già straziati dalla sofferenza della loro creatura, non senza esprimere sgomento per una sentenza irrevocabile, peraltro da applicare in un paese che dall’Europa ha voluto uscire. La deriva valoriale del Vecchio Continente continua”.

La Comunità Papa Giovanni XXIII

Sulla stessa lunghezza d’onda Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23). “La scelta della Corte Europea è mortifera e risponde solo alle richieste di una società necrofila“, afferma.

Ramonda parla quindi della realtà di cui è presidente, che ha 408 strutture nel mondo che accolgono persone bisognose d’ogni tipo. “Nelle nostre case famiglia accogliamo tanti bimbi come il piccolo Charlie”, spiega. “Dalla nostra esperienza quotidiana al loro fianco – conclude – possiamo dire che la sofferenza non è data dall’handicap o dalla malattia ma dalla solitudine che si crea a causa di queste condizioni”.

Il professore di Bioetica all’Università del Sacro Cuore

Parla in termini tecnici il prof. Adriano Pessina, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: “Da osservatori esterni non è possibile esprimere una valutazione ponderata e adeguata sulla situazione clinica, ma c’è da augurarsi che le istituzioni che si sono espresse sulla base dei pareri medici inglesi non siano state influenzate da teorie aprioristiche sulla qualità della vita che sono sempre l’anticamera della discriminazione nei confronti delle persone con gravi disabilità”.

Il docente di Etica professionale

Più duro Antonio Giannone, docente di Etica professionale e Relazioni industriale: “Sulla vita di un bambino decidono i magistrati e i medici”, riflette, e non “l’Amore dei genitori”. Il rischio – secondo il professore – è che “con questo precedente, si procederà senza appello a sopprimere la vita di chi ha una malattia rara o che richiede troppe cure e anche costose”.

“Ormai – conclude Giannone – è sempre più palese che non ci sia più la difesa della vita, da parte delle istituzioni, e che non ci sia posto in pubblico per Dio Creatore, in questo tempo complesso che sta oscurando l’umanità nell’era digitale, in una società sempre più priva di valori etici condivisi“.

La reazione dei vescovi inglesi

Il dibattito è ovviamente molto acceso anche in Gran Bretagna. Sul tema è intervenuta la Conferenza episcopale inglese. I presuli – come riporta l’AgenSir – hanno definito “straziante”, soprattutto “per i suoi genitori, per la famiglia”, staccare la spina al piccolo Charlie Gard.

“In questo difficile caso – si legge in una nota diffusa questa mattina dai vescovi inglesi – tutte le parti hanno cercato di agire con integrità e per il bene di Charlie, ciascuno secondo la sua visione. Comprensibilmente, i genitori di Charlie desiderano fare di tutto pur di salvare e migliorare la sua vita”.

I presuli “sperano e pregano” che, in seguito a questa decisione, Chris e Connie Gard “possano trovare pace nei giorni e nelle settimane a venire”. I vescovi incoraggiano inoltre “la comunità cattolica a pregare per Charlie, per i suoi genitori e per tutti coloro che si sono occupati di lui”.

Purtroppo, si legge ancora nella nota, “la malattia terminale prolungata fa parte della condizione umana: non dovremmo mai agire con la deliberata intenzione di porre fine alla vita umana, compresa la rimozione dell’alimentazione e dell’idratazione che potrebbe provocare la morte. Dobbiamo, tuttavia, qualche voltariconoscere i limiti di ciò che può essere fatto, mentre si agisce sempre umilmente al servizio del malato fino al momento della morte naturale”.