LA TRINCEA DI UN VESCOVO

In Iraq i cristiani – e non solo – subiscono vere e proprie persecuzioni per mano dei terroristi islamici. Testimone diretto degli orrori della guerra e della Jihad è mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare del patriarcato caldeo di Baghdad e Presidente della Caritas locale. Nato a Batnaya è sacerdote dal 1968. Dottore in Pedagogia, in Mariologia e Scienze sociali, è stato nominato vescovo ausiliare di Baghdad da Papa Giovanni Paolo II nel 2001. Da anni si batte a fianco della popolazione cristiana e delle altre minoranze contro le violenze delle milizie. Inoltre, viaggia per il mondo per portare la sua testimonianza e lanciare un appello alla Comunità Internazionale affinché intervenga con vigore per fermare le violenze in Iraq e nel Medio Oriente.

Eccellenza, qual è la situazione dei cristiani in Iraq?

“La situazione di tutti gli iracheni non è buona, perché dove c’è la guerra c’è l’inferno, c’è il disastro. Quindi non è un problema per i soli cristiani, ma per tutti. Certamente quelli più in vista sono i cristiani perché sono un gruppo piccolo; per questo la loro condizione è disastrosa. Sono stati cacciati dalle loro case, dai villaggi, dalle città. Per esempio a Mosul, la Ninive dell’antico testamento, città cristiana da 2000 anni, già da qualche mese non c’è più nessun luogo di preghiera cristiano”.

Si può dire che, dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, la situazione dei cristiani sia addirittura peggiorata?
“In generale sì. Perché, al tempo della dittatura chi non interferiva con gli affari della Nazione poteva camminare, lavorare in pace; era tranquillo. Adesso c’è la questione dei terroristi, di al Qaeda e ultimamente la tragedia dell’Isis”.

Parlando dello Stato Islamico, in Occidente giungono le immagini delle decapitazioni. Accade altro in Iraq per mano loro?
“Accade molto altro. Specialmente dove non c’è la forza del Governo, dell’esercito.  Gli Yazidi hanno avuto danni peggiori dei cristiani perché hanno ammazzato anche i bambini, morti di fame e di sete; hanno seppellito delle persone vive; hanno preso più di 400 ragazze portandosele via come fossero un bottino di guerra. Con quale cuore disumano, con quale coscienza animalesca, hanno portato queste donne ai mercati: una donna venduta per 50 dollari, una ragazza 150 dollari e così via. E’ una cosa che fa venire i brividi. Quando si sentono certe cose, uno non può non piangere e gridare ‘perché è così?’ I cristiani sono stati privati delle loro radici. Ninive è una città cristiana da 2000 anni, è la citta del profeta Giona. Contro l’interesse dei musulmani stessi, hanno distrutto una moschea intitolata a Giona. Non si sa perché, forse pensavano ci fossero dei tesori. Però hanno distrutto, come dicono loro, ‘la casa di Dio’”.

Come può intervenire l’Occidente?
“L’Occidente, se avesse voluto, li avrebbe fermati dai primi momenti perché sarebbe bastato non vendere loro le armi. Le guerre si fanno con le armi; basta non vendere le armi e loro, poco per volta si fanno sempre più deboli e alla fine loro stessi se ne vanno. Le Nazioni che forniscono loro le armi vanno tagliate fuori dalla Comunità Internazionale. Altrimenti, homo hominis lupus, l’uomo è lupo contro l’amico. L’uomo diventa una belva feroce, non un agnello mite. La Comunità Internazionale potrebbe non comprare il petrolio dalle Nazioni che riforniscono questa gente. Bisogna prendere la questione seriamente, perché questo problema non è solo dell’Iraq, ma è di tutto il mondo. Io l’ho detto qualche giorno fa a Rimini: verrà un giorno in cui l’Isis busserà alle vostre porte”.